domenica 13 dicembre 2009

Dislessia un falso problema? convegno a Ivrea del 12 dicembre 2009

Ieri ho preso parte alla seconda parte del convegno sulla dislessia ad Ivrea al quale hanno relazionato esperti del settore : assessore all?istruzione della Regione Piemonte ; l'Assessore all'istruzione della Provincia di Torino; l'Assessore ai Sistemi Educativi della città d'Ivrea; Neuropsichiatri infantili; psicologi; rappresentanti AID sezioni di Torino e Biella-Vercelli; dirigenti scolastici; genitori; studenti dislessici; finiatri.

La regione Piemonte ha scelto la strada delle delibere e nei prossimi mesi prenderà in considerazione questi aspetti inerenti i DSA:

  1. inserimento nel mondo del lavoro dei soggetti con diagnosi di DSA
  2. l'aspetto sanitario
  3. gli screening

Il dott. PETRACHI della Medicina Legale di Ivrea -ASL TO 4 ha affrontato in mattinata gli aspetti medico-legali legati ai DSA, nel pomeriggio ha proiettato la legge 104 sottolinenando come i casi gravi di dislessia e disturbo specifico dell'apprneidmento possano accedere alla legge 104 in seguito alla presentazione di apposita documentazione, prima fra tutte la diagnosi di DSA (meglio se rilasciata dall'asl) attestante la gravità del disturbo.

Il rifermento legislativo sono l'articolo 1 e 3 comma 3 della legge 104 del 92. In particolare ha specificato che il soggetto DSA è in una condizione di SVANTAGGIO rispetto a coetanei della stessa età che non hanno un disturbo specifico.

dott.TURELLO foniatra del centro studi Erickson e autore di numerose pubblicazioni ha affrontato l'aspetto del rapporto tra la lingua orale e scritta.

famiglia - scuola e servizi sanitari (asl o privati) sono il tringolo più importante per un buon funzionamento dell'integrazione e del successo dei bambini con DSA.

L'insegnante dovrebbe registrare le letture dei suoi alunni e riascoltarle al fine di individuare i punti in cui si sofferma e commette errori, in quanto potrebbero indicativi per comprendere il tipo di errore commesso, la causa principale che ha indotto il bambino a commetterlo.

L'insegannte di scuola primaria deve diventare un'esperta dell'insegnamento/apprendimento delal letto scrittura al fine di comprenderne i meccanismi e le strategie da applicare nel caso in cui dovesse avere degli alunni con delle difficoltà.

I bambini quando imparano a parlare partono pronunciando le occlusive (p b t d k g) ma se devo insgenare a leggere devo partire dalle fricative cioè (f v s ...) in quanto il suono è più lungo pertanto vengono percepite e distinte meglio

Bisogna porre molta attenzione alle difficoltà del linguaggio: ci sono bambini che a 2 anni hanno imparato a parlare perfettamente con buona proprietà lessicale e di pronuncia ma ci sono anche bambini che a 5 anni presentano ancora un linguaggio molto compromesso. Questa è una variabile molto importante di cui gli insegnanti devono tener conto. Molti bambini, poi, presnetano difficoltà con le sillabe chiuse con la coda ossia sono quei bambini che in prima elementare, ad esempio, tendono ancora a dire MAETTA invece di MAESTRA; TENO invece di TRENO. Questa difficoltà p da tenere d'occhio in quanto può avere conseguenze nella letto scrittura e nell'apprendimento in genere.

Prerequisiti dell'apprendimento:

  • PREREQUISITI ESECUTIVI:

si attengono alla realizzazione del sistema scritto e non alla sua conoscenza esempio, il segno grafico, la coordinazione occhio mano, l'orientamento spaziale...

  • PREREQUISITI COSTRUTTIVI

riguardano il livello di concettualizzazione sulla lingua

Per imparare a leggere e scrivere il bambino deve imparare 3 concetti fondamentali:

  1. quanti elementi ci sono in una parola
  2. quali sono gli elementi della parola
  3. come sono disposti gli elementi all'interno della parola

Bisogna lavorare molto sulla metafonologia, sopratutto nella scuola dell'infanzia e nei primi anni della scuola primaria, cioè svolgere attività sulle rime, sulla segmentazione delle parole, delle sillabe... Questo per aiutare i bambini a riflettere e fare l'analisi delle parole.

Gli insegnanti devobo essere in grado di sapere perchè un errore viene commesso al fine di aiutare il bambino a superarlo.

Importantissimo è il concetto che A TUTTI NON DEV'ESSERE DATA LA STESSA COSA MA E' GIUSTO DARE A CIASCUNO IL SUO

ASPETTI E MOTIVI E RELAZIONALI NEI DSA

l'ansia è la causa principale di atteggiamenti iperattivi o di blocco con la conseguenza di gravi problemi nella prestazione.

Nei bambini DSA si possono innestare delle reazioni emotive: ansia, rabbia o tratti depressivi.

Per aiutare questi bambini non è necessario uno psicologo clinico ma uno psicologo metacognitivo.

E' molto importante anche il ruolo della famiglia: se il genitore accetta la condizione del figlio questo lo vivrà meglio, se il genitore non lo accetta e lui stesso va in ansia trasmette lo stesso atteggiamento al figlio.

E' necessario che chi lavora con bambini DSA capisca anche l'aspetto emotivo della famiglia, molto spesso i genitori attivano una serie di comportamenti di difesa in quanto non vogliono che il bambino vada incontro alla sofferenza. Poichè i DSA hanno una compinente genetica, molto spesso la madre o il padre hanno lo stesso disturbo e hanno sofferto delle difficoltà e degli insuccessi ad esso correlati, sofferenze che non vogliono viva il figlio.

come si fa da aiutare un bambino DSA?

  1. bisogna ridurre il tempo dello studio e lasciargli più spazio per lo sbago fisico e psichico
  2. aumentare tutto ciò che è gratificante con rinforzi positivi: "bravo" da solo non basta, bisogna dire "bravo perchè oggi hai lavorato sneza distrarti" "bravo perchè hai svolto un tema con un buon contenuto...."
  3. guidarlo vers attività sportive: lo sport favorisce la concentrazione, al socializzazione, la spazialità, il rispetto delle regole. permette di sfogare le tensioni . Meglio preferire sport in cui non c'è competizione in cui non si deve arrivare necessariamente primi. Nello sport possono e devono snetirsi adeguati e competenti.

I bambini DSA si arrabbiano :

  1. con chi crea in loro frustrazione
  2. con chi sanno che anche se si arrabbiano non lo abbandonano mai (la madre e il padre)

(continua...)

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