VOTA QUESTO SITO

ALCUNE INFORMAZIONI SU DI ME

La mia foto
Torino , Italy
Da 13 anni sono referente per la dislessia, da 3 Funzione Strumentale per l'inclusione del mio istituto. Insegno da 26 anni nella scuola primaria. Dal 2019 collaboro con l'associazione O.S.D a.p.s ( Organizzazione a Sostegno dei Disturbi dell'età evolutiva) come referente per il Piemonte e la Valle d'Aosta ( osdpiemonte@gmail.com ) Sono autrice della favola "Lucertolina e Mirtillina" del libro per bambini sui DSA "Abracadabra Lucertolina". Alcune mie favole sono state pubblicate in altri due libri per bambini editi dalla casa editrice Mammeonline; curo il forum D.S.A su un sito per mamme;ho relazionato ad incontri e convegni sui disturbi specifici dell'apprendimento. Ho presentato il libro sui D.S.A, di cui sono coautrice, al Salone del Libro di Torino. Ho conseguito la specializzazione polivalente presso l'Istituto G Toniolo di Torino, con il massimo dei voti.

domenica 4 agosto 2019

Il referente d'istituto e i rapporti con le famiglie

Le Linee Guida per i DSA, del 12 luglio 2011 , al capitolo 6.3 stabiliscono quelli che sono i compiti del referente d'istituto,  una figura raccomandata, non obbligatoria, il cui ruolo viene demandato all'autonomia progettuale di ogni singolo istituto. In parole povere,la scuola, analizzati i suoi bisogni in ambito di disturbi specifici,  decide se nominare un referente e stabilisce quali siano i suoi compiti oltre a quelli indicati dalla normativa (ormai quasi tutti gli istituti hanno un referente DSA)
Molti punti delle Linee Guida riguardano la sua azione in ambito scolastico,  a supporto dei colleghi e degli alunni,  ma ce n'è uno che, a parer mio,merita più attenzione degli altri, ed è il seguente :

"Il referente funge da mediatore tra colleghi e famiglie..." 

In pratica deve far sì che eventuali incomprensioni vengano chiarite; deve far sentire accolta la famiglia,  la deve rassicurare.  Deve cercare di capire,  in caso di astio, cosa non ha funzionato nella comunicazione e/o nell'azione educativa; deve cercare di far comprendere ai colleghi l'aspetto emotivo che coinvolge, anzi, stravolge le famiglie.
In questi casi il referente deve mettersi in ascolto cercando di evitare che le incomprensioni arrivino ad atti estremi. Personalmente credo che laddove le famiglie siano passate ad azioni legali,  ricorrendo anche al TAR (spesso vinte),  è perché qualcosa non ha funzionato nella comunicazione e nell' "uso" del referente d"Istituto.

Mi è stato raccontato di una famiglia che, in una situazione di dubbio, misto a preoccupazioni  legate all'applicazione del PDP,  ha cercato un confronto in via informale con il referente. Il classico "ti devo parlare..."  per poter capire se le preoccupazioni erano fondate e per avere indicazioni pratiche su come agire su se stessi, sul figlio ed eventualmente sulla scuola, in questo caso da parte del referente ...
È stato risposto loro di usare i canali ufficiali, ossia di esprimere dubbi e richieste attraverso mail istituzionali. In pratica  è  come se alla richiesta di cui sopra, la scuola avesse risposto  "ci parliamo solo in presenza del mio avvocato!"
  La scuola, però,  non è fondata sulla burocrazia,  carte compilate e protocolli.  La scuola è prima di tutto relazione umana. Laddove viene data priorità alla relazione ci saranno sempre meno carte da compilare.  Cosa significa questo? Se un genitore ha come unica via di confronto la strada istituzionale dovrà comunicare ogni suo dubbio sulle irregolarità,  sull'azione didattica ed educativa , scrivendo una PEC al Dirigente e per conoscenza a tutte le altre figure coinvolte.  Nel momento in cui si arriva a questo si ha una prima rottura della relazione tra scuola e famiglia che avrà ripercussioni anche sul ragazzo (percepisce benissimo il malcontento tra le figure che si occupano di lui), è  inevitabile quando ci si parla tramite "carta bollata ". Pertanto credo che la soluzione migliore sia sempre l'elasticità di pensiero accompagnata da una buona flessibilità di azione nella chiara consapevolezza che i ragazzi con DSA sono tutelati da una normativa che deve essere rispettata per evitare di ricorrere "alla carta bollata" ed è compito del referente far sì che ciò non accada, come è suo compito cercare di "salvare " tutti quei ragazzi del II grado che arrivano ad abbandonare gli studi o a cambiare indirizzo.  Anche in questo caso qualcosa non ha funzionato!