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ALCUNE INFORMAZIONI SU DI ME

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Torino , Italy
Da 13 anni sono referente per la dislessia, da 3 Funzione Strumentale per l'inclusione del mio istituto. Insegno da 26 anni nella scuola primaria. Dal 2019 collaboro con l'associazione O.S.D a.p.s ( Organizzazione a Sostegno dei Disturbi dell'età evolutiva) come referente per il Piemonte e la Valle d'Aosta ( osdpiemonte@gmail.com ) Sono autrice della favola "Lucertolina e Mirtillina" del libro per bambini sui DSA "Abracadabra Lucertolina". Alcune mie favole sono state pubblicate in altri due libri per bambini editi dalla casa editrice Mammeonline; curo il forum D.S.A su un sito per mamme;ho relazionato ad incontri e convegni sui disturbi specifici dell'apprendimento. Ho presentato il libro sui D.S.A, di cui sono coautrice, al Salone del Libro di Torino. Ho conseguito la specializzazione polivalente presso l'Istituto G Toniolo di Torino, con il massimo dei voti.

giovedì 11 settembre 2008

QUANDO UN DSA VIENE DIAGNOSTICATO NELLA SCUOLA SUPERIORE

Le indicazioni generali sui DSA sono valide per ogni ordine di scuola, ciò che può cambiare è il contenuto, le metodologie possono essere,a grandi linee le stesse, benché più articolate e strutturate in relazione agli argomenti e alle discipline trattate.

Prima di passare alla metodologia credo sia importante trattare un aspetto di cui si è discusso durante la formazione online dei referenti per la dislessia, ossia l'accoglienza di un ragazzo DSA in un ordine di scuola superiore.
Prima di tutto voglio precisare che quanto esprimerò di seguito è semplicemente una riflessione che prende spunto da un interrogativo e un confronto avvenuto all'interno della piattaforma di autoformazione per i referenti DSA tra docenti della scuola secondaria, pertanto quanto espresso può essere messo in discussione, valorizzato e potenziato condividendo altre esperienze avvenute direttamente "sul campo".

La riflessione ha avuto origine dall'interrogativo di un collega che si domandava quale fosse il modo migliore per integrare un alunno DSA che ha scoperto da poco il suo disturbo.


Può succedere che i casi di DSA vengano diagnosticati tardivamente, magari quando il ragazzo ha concluso parte del suo percorso scolastico e si trova a dover fare delle scelte per il futuro.
Come devono comportarsi i professori di fronte a un ragazzo che scopre per la prima volta il suo disturbo e dà un nome alle sue difficoltà scolastiche?
Certamente la prima cosa da fare è parlare, il dialogo è fondamentale, soprattutto in un'età in cui il ragazzo è in grado di comprendere in modo profondo quanto gli viene spiegato. Non esiste una ricetta con modelli di frasi più o meno adatti: ogni ragazzo è un soggetto a sé e solo gli insegnanti che lo hanno seguito durante il percorso scolastico possono conoscere il modo migliore per affrontare l'argomento, pertanto diventa fondamentale la continuità educativa con gli ordini di scuola precedenti.

La prima cosa da accertare è la presa di coscienza da parte del ragazzo delle sue difficoltà, se si rende conto di averne e quanto queste influenzano la sua sfera psicofisica. L'emotività è un elemento importante nel processo di apprendimento, una scarsa autostima nelle proprie capacità, una mancata consapevolezza delle caratteristiche del proprio disturbo possono sia condizionare drasticamente i successi scolastici sia creare una percezione sbagliata di se stesso al punto da portare dentro di sé il disagio per tutta la vita. In merito credo sia opportuno riportare un passo tratto da “Diario di scuola “ di Pennac: “ANCHE SE POSSIAMO GUARIRE DALLA SOMARAGGINE LE FERITE CHE ESSA CI HA INFLITTO NON RIMARGINANO MAI DEL TUTTO. QUELL'INFANZIA NON E' STATA DIVERTENTE E RICORDARLA NON LO E' DI PIU'..."


Anche la relazione con la famiglia è fondamentale al fine di comprendere il livello di consapevolezza, di frustrazione e di "dolore" del ragazzo oltre che della famiglia stessa.
I genitori, spesso, sono condizionati dai pregiudizi comuni in merito agli insuccessi del proprio figlio e il più delle volte ignorano cosa siano la dislessia e i DSA pertanto mettono in atto comportamenti lesivi dell'autostima del figlio. Molte volte quando scoprono l'esistenza del disturbo si creano profondi sensi di colpa sia per non aver compreso le vere ragioni delle difficoltà del figlio negli anni scolastici precedenti, sia per l'esistenza stessa del problema. La madre, come avviene in tutte le situazioni diverse dalla normalità, si sente responsabile e ricerca nella propria gravidanza, nel parto e nel proprio albero genealogico le radici del disturbo. Questi sensi di colpa accompagnati all'apprensione verso il percorso scolastico del figlio sono sentimenti che non abbandoneranno mai la madre per tutto il resto della vita e anche in questo caso possiamo ricordare l'ultima pubblicazione di Pennac dove, nelle prime pagine racconta l'ansia persistente della madre ormai vicina ai cento anni, di fronte al figlio, senza considerare importante il fatto che l'asino del passato è ormai un uomo arrivato, un uomo che ha saputo vincere le proprie difficoltà.

Altro aspetto importante da non sottovalutare è l'ambiente sociale in cui il ragazzo deve trascorrere gran parte del suo tempo: la classe. Sappiamo che chi non è abile è spesso oggetto di scherno da parte dei suoi pari pertanto si rende necessario un accurato lavoro di mediazione e programmazione da parte di tutto il corpo insegnante atto a comprendere le diversità individuali mettendo in evidenza pregi e difetti, potenziando i primi e considerando peculiarità personali i secondi, da cui è comunque possibile estrapolare elementi positivi per la crescita sia individuale sia del gruppo stesso. Al fine di attuare una buona valorizzazione delle proprie potenzialità sono state messe a punto diverse metodologie non solo pedagogiche ma anche didattiche, primo fra tutti il cooperative learning dove tutti gli elementi di un gruppo sono costretti a collaborare mettendo a disposizione dei compagni i propri punti di forza al fine di raggiungere un obiettivo comune. In merito vi segnalo alcuni link in cui è possibile approfondire il discorso prendendo spunto per il proprio lavoro.

http://www.edscuola.it/archivio/comprensivi/cooperative_learning.htm
http://www.apprendimentocooperativo.it/
http://www.abilidendi.it/materiale.htm
http://www.scintille.it/

martedì 1 luglio 2008

CONVEGNO DI TORINO DEL 15/03/08 (2° PARTE)






...OSKAR SCHINDLER: LA DISLESSIA COME FENOMENO SECONDARIO AD ALTRE PATOLOGIE.







Il Professore Oskar Schindler è direttore del reparto di AUDIOLOGIA-FONIATRIA delle Molinette di Torino, direttore della Struttura Complessa di Audiologia e Foniatria dell’ Università degli Studi di Torino, Audiologo, Foniatra padre della Logopedia e della Deglutologia italiana, ha relazionato nel convegno di Torino del 15 marzo 2008.

Dallo scorso anno le idee relative alla dislessia sono state formalizzate con una CONFERENZA DI CONSENSO pertanto si hanno sia linee che terminologie comuni su tutto il territorio.

Secondo Schindler la lettoscrittura è un'abilità che si serve di un supporto grafico e / plastico per la comunicazione e per lo scambio di informazioni e di messaggi tra due o più individui.Schindler ha evidenziato come esistano bambini con disturbi di lettoscrittura che però non sono dislessici, pertanto, hanno bisogno di interventi diversi .

Il professore ha poi fatto un escursus delle tappe evolutive del linguaggio che hanno interessato l'uomo sin dalla sua comparsa e che s ripetono in ogni cucciolo d'uomo.

Sono poi state messe in evidenza le abilità che consentono la lettoscrittura quali:
  1. le prestazionalità generali (cosa sa fare un individuo in relazione alla sua età cronologca)
  2. le sensopercezioni; le practomotricità;l'elaborazione nervosa centrale; i rapporti interindividuali : emotivo/affettivo e socioculturale, capitoli questi che sono alla base del profilo comunicativo individuale

Il professore ha evidenziato come il disturbo della lettoscrittura secondario ad altre compromissioni sia più frequente della dislessia, ha quindi evidenziato le cause in :

  1. turbe senso percettive (a invece di e ; doppie dove non ci vogliono o viceversa)
  2. turbe practomotorie (occhio ballerino, convergenza dell'occhio, disturbi della glutizione che portano a errori di pronuncia)
  3. manualità e motricità della mano
  4. turbe del processamento centrale (attenzione, concentrazione, memoria)
  5. disturbi della relazione

PROFESSOR CARLO MUZIO: NPI PSICOTERAPEUTA, DOCENTE DI NEUROLINGUISTICA PRESSO L'UNIVERSTA' DI PAVIA

Alla fine degli anni 80 la situzione della clinica infantile vedeva due soli campi in cui inserire un bambino con difficoltà:

  1. DEFICIT COGNITIVI
  2. DIFFICOLTA' EMOTIVO/RELAZIONALI

Solo fino a 10 anni fa non erano ancora definiti con precisione alcuni quadri clinici.

Le prime definizioni di DSL (disturbi specifici di linguaggio) risalgono agli inizi degli anni 80. In questo periodo nascono i modelli specifici dello sviluppo.

Dalla fine dgli anni 80 agli inizi degli anni 90 si ha una definizione di dislessia come disturbo specifico della lettura e nasce il modello dei DSA a carico della lettura, del calcolo e della comprensione del testo.

DISTURBI SPECIFICI DELLO SVILUPPO.

Oggi ne possiamo parlare grazie allo studio delle neuroscienze, pertanto possiamo affermare che :

  1. non dipendono dalla relaizone madre/figlio e dal rapporto affettivo
  2. compromettono alcuni aspetti specifici: linguaggio; attenzione, organizzazione motoria; memoria; percezione dello spazio; processi di apprendimento

Si possono classificare in:

  1. disturbi di adattamento (può avere origini biologiche)
  2. disturbi dell'affettività (ansia e umore...)
  3. disturbi della regolazione
  4. disturbi del sonno e dell'alimentazione
  5. disturbi mulisistemici dello sviluppo
  6. disturbi generalizzati dello sviluppo
  7. iperattività e deficit attentivi
  8. disturbi specifici della funzione motoria
  9. disprassia
  10. disturbi specifici del linguaggio
  11. disturbi della condottoe dell'emotività
  12. disturbi specifici dell'apprendimento

Gli studi hanno permesso di capire che per poter aiutare un soggetto con un DSA è necessario capire la sua difficoltà all'interno di un percorso specifico, pertanto è molto importante l'osservazione del comportamento al fine di trarne i punti di debolezza e di forza di quel soggetto. I punti di forza serviranno per sostenere il bambino in difficoltà.

L'intervento sul bambino, affinchè sia efficace, dev'essere d'equipe in quanto "il sistema bambino" è un sistema dinamicamente complesso.

Per poter osservare e agire sul bambino in difficoltà è necessario conoscere gli 8 sistemi implicati nel processo di apprendimento:

  1. sistema di controllo dell'attenzione
  2. sisetma menmonico
  3. sistema dell'organizzazione spaziale
  4. sistema del linguaggio
  5. sistema della motricità
  6. sistema del pensiero superiore
  7. sistema dell'ordinamento sequenziale
  8. sistema del pensiero sociale

Negli ultimi anni è stata evidenziata una forte correlazione tra i DSL e il disturbo della coordinazione motoria (disprassia) .

La disprassia è un disturbo che coinvolge la programmazione e la coordinazione motoria.
il disordine disprassico coinvolge:

  • ADHD
  • DSL
  • DSA
  • Disturbo generalizzato dello sviluppo

(...CONTINUA)

sabato 12 aprile 2008

OSSERVAZIONE DEI SEGNALI PREDITTIVI NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA

Come referente per la dislessia del mio circolo avevo pensato di fornire alle insegnanti della scuola dell'infanzia del materiale che potesse guidarle ed aiutarle nell'osservazione dei loro bambini al fine di individuare eventuali "segnali predittivi" permettendo loro di valutare l'eventualità di informare la famiglia delle difficoltà rilevate nel bambino, suggerendo un eventuale consulto specialistico.

Il materiale viene utilizzato nell'assoluto rispetto della privacy del bambino e della sua famiglia in quanto le osservazioni non prevedono alcuna registrazione scritta.

Alle insegnanti viene semplicemente spiegato che :

"
La dislessia evolutiva è un disturbo congenito che si manifesta in età scolare ma può avere una evidente sintomatologia già durante la scuola dell'infanzia.
Da recenti studi i cui risultati sono stati riportati dal dottor Giacomo Stella è emerso che il 40% dei dislessici ha avuto disturbi del linguaggio in età prescolare.
Di dislessia non si guarisce in quanto è un disturbo e non una malattia, ma attraverso interventi mirati e, soprattutto, precoci da parte di personale qualificato (logopedisti e insegnanti) il bambino può essere adeguatamente rieducato limitando gli insuccessi scolastici.
Più l'intervento è precoce maggiore sarà la possibilità di recupero
In quest'ottica è necessario che già nella scuola dell'infanzia venga effettuata un'osservazione sistematica di comportamenti considerati a rischio che devono essere evidenziati, prima di tutto, alla famiglia consigliando una consulenza logopedica e spiegando che solo specifici test potranno evidenziare la reale presenza di un disturbo (DSL); in seguito le osservazioni verranno discusse con le insegnanti della scuola primaria che accoglieranno il bambino in modo che possano continuare a prestare attenzione a determinati comportamenti ed evoluzioni delle abilità.

L'osservazione dev'essere condotta a partire dai bambini frequentanti il secondo anno di scuola dell'infanzia. Per loro il questionario potrà essere completato al termine dell'anno scolastico (mese di maggio) in tal modo sarà possibile valutare, anche insieme alla referente per la dislessia del circolo, se suggerire alla famiglia di sentire il parere di uno specialista

Per gli alunni dell'ultimo anno sarebbe opportuno condurre l'osservazioni il rpima possibile in modo da suggerire il più precocememente possibile un consulto specialistico: In questo modo, qualora i test evidenziassero davvero la presenza di una difficoltà, il bambino potrà iniziare eventuali terapie abilitative giungendo alla scuola primaria non solo con una valutazione sistematica da parte del servizio di NPI ma, soprattutto, con un'intervento già avviato. In questo modo gli si potranno evitare molti insuccessi scolastici, permettendo alle insegnanti di scuola primaria di affrontare il problema con strumenti adeguati attraverso la collaborazione con la logopedista."


ESEMPIO DI MODELLO DA SEGUIRE PER CONDURRE L'OSSERVAZIONE

1) Il bambino presenta disturbi del linguaggio che si manifestano in:


- confusione di suoni (s/z r/l v/f m/n p/b d/t)
SI, quali...................................................……………………………………….......
NO……………………………………………………………………………………………….


- frasi incomplete
SI, esempio.................………………………………………......................................
NO

2) Il bambino presenta una inadeguata padronanza fonologica quali:

- omissioni di lettere nella parola?
SI, quali………… ....................... ......……………..............................................
NO

- omissioni e/o inversioni di sillabe nella parola?
a. Se sì, QUALI ....................... .................................…………………….................
b. NO

C) mancata memorizzazione in varie situazioni di nomi di oggetti conosciuti e sempre usati?
a. SI
b. NO

D)inadeguatezza nei giochi linguistici, nelle storielle inventate, nei giochi di parole, nel riconoscimento e nella costruzione di rime
a. SI, quali…………………………………………………………………………………………
b. NO

3) Il bambino presenta inadeguata padronanza grafico-spaziali, quali:

-difficoltà nella copia da modello
a. SI
b. NO

-disorganizzazione spaziale
a. SI
b. NO

4) Il bambino presenta difficoltà mnemoniche, quali:

- difficoltà nella memorizzazione a breve termine
a. SI
b. NO

-difficoltà ad imparare filastrocche
a. SI
b. NO

5) Il bambino presenta difficoltà attentive?

-Riesce a soffermare l’attenzione?
a. SI
b. NO

-E’ facilmente distraibile?
a. SI
b.NO

6) Il bambino presenta difficoltà prassiche?

A). Ha difficoltà nella manualità fine?
a. SI
b. NO

B) È impacciato nel vestirsi/svestirsi, allacciare le scarpe, riordinare?
a. SI
b. NO

C) Presenta problemi di lateralizzazione?
a. SI
b. NO

D) Ha difficoltà a ripetere sequenze ritmiche e a mantenere il tempo?
a. SI
b. NO


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Tutte queste indicazioni sono state tratte dai convegni di Forno, Leinì, Torino e dal corso di Chivasso.

ALCUNE SPIEGAZIONI:

gli studi hanno evidenziato come esista una stretta correlazione tra i DSL (Disturbi Specifici del Linguaggio) che si manifestano in età prescolare e i DSA che emergono in età scolare, pertanto qualuqnue disturbo del lingiaggio non dev'essere mai sminuito, il genitore, prima dell'insegnante stesso, deve prestare attenzione all'evoluzione linguistica del proprio bambino portandolo il più precocemente possibile a un controllo specialistico. A volte c'è la tendenza da parte dei pediatri, dei famigliari o degli insegnanti di "sminuire" alcune difficoltà tendendo ad attribuirle a una caratteristica di crescita specifica del bambino; di norma ci si sente dire "non si preoccupi è normale che sia così, è ancora troppo piccolo, aspetti..." (magari in bimbi di 3 o 4 anni) in realtà solo il NPI, dopo un'attenta osservazione può valutare se il ritardo o il disturbo di linguaggio sono realmente legati a un aspetto di crescita del bambino.
Solo il NPI può suggerire indagini e terapie specifiche, tra cui un esame audiometrico anche in presenza di bimbi che sembrano sentire bene

MA COME SI PRESENTANO I BAMBINI DSL?

I bimbi con un DSL non manifestano solo difficoltà nella pronuncia o nell'articolazione di certi suoni ma anche:

-confusione tra suoni simili

- incapacità nel discriminare i suoni iniziali, centrali e finali delle parole: anche se gli abbiamo ripetuto 1000 volte che MELA inizia con M , quando gli chiediamo con che lettera inizia MELA non sanno rispondere o rispondono una lettera diversa

- incapacità a segmentare la parola in sillabe e ricostruirla, cosa che invece sa fare un bimbo senza DSL

- difficoltà a strutturare ed organizzare una frase (capita quando il bambino vuole raccontarci cos'ha fatto dai nonni e inizia a prendere il discorso alla lontana, facendo giri strani tanto che scoltandolo ci chiediamo: "ma dove vuole arrivare"? )

- fatica ad usare termini nuovi perchè non riesce a imprimerli nella memoria e non riesce a ripescarli quando gli servono per un discorso. Ciò è legato al punto precedente: il bambino è prolisso nel suo racconto perchè fatica a tirare fuori dalla memoria a lungo tremine i termini corretti per strutturare in modo coerente la frase che ha in testa.

COSA DEVO FARE COME INSEGNANTE?

Come insegnante devo condurre osservazioni attraverso il gioco.

Oltre che al linguaggio devo prestare attenzione a:

- difficoltà motorie: sono goffi nel vestirsi e svestirsi, non sanno legarsi le scarpe

- difficoltà visuo/spaziali: i bimbi DSL hanno un uso confuso e disordinato dello spazio; non sanno riconoscere una parte visiva , non sanno pescare l'unità grafica nella memoria trasferendola nel foglio; non ricordano la struttura delle lettere o dei segni pertanto necessitano del supporto di materiale strutturato.

- l'attenzione è labile e non viene mantenuta nemmeno per breve tempo

- difficoltà nel ricordare e riprodurre filastrocche o semplici poesie (spesso le madri se ne rendono conto durante le recite della scuola materna)

COSA POSSO FARE DIDATTICAMENTE?

sono consigliati molti giochi linguistici per osservare la capacità metafonologica (capacità di manipolare la parola) prima e per allenarla poi:

- è arrivato un bastimento carico di...
-dimmi una parola lunga e una corta
-giochi con le carte figurate raffiguranti molto oggetti che il bambino deve pescare e nominare
- creare un ambiente stimolante che ricordi al bambino le parole

Dove possibile è preferibile costruire il materiale con il bambino

VI CONSIGLIO UNA LETTURA...

Circa un mesetto fa ho acquistato il libro "Dislessia lavoro fonologico tra scuola dell'infanzia e scuola primaria"
Berton, Lorenzi, Lugli, Valenti
Ed. LibriLiberi (12 euro)

E' un libro che riporta una serie di indicazioni pratiche partendo dalla scuola dell'infanzia affinchè il bambino con incompetenze fonologiche possa approcciarsi alla letto-scrittura senza troppe frustrazioni.
Il libro ribadisce come la precocità degli interventi sui bambini "a rischio" di DSA (quindi su quelli con un DSL) riduca notevolmente l'insorgenza delle difficoltà legate alle abilità della lettura e della scrittura.

INDICE:

SCUOLA DELL'INFANZIA:

Il lavoro fonologico nella scuola dell'infanzia
  • giochi sull'ascolto
  • giochi sul ritmo
  • giochi di rinforzo dei movimenti bucco-fonatori
  • giochi fonologici
  • giochi di parole

L'attività fonologica

  • le routines
  • l'appello
  • gli incarichi
  • il calendario
  • che tempo fa
  • il menù
  • disegno e scrittura spontanea
  • le rime
  • la biblioteca

SCUOLA PRIMARIA

  • Percorso fonologico per livelli di acquisizione della scrittura
  • Attività sul nome proprio
  • La scrittura

sabato 22 marzo 2008

CONVEGNO DI TORINO DEL 15/03/2008



Sabato 15 marzo 2008, presso il Politecinco di Torino si è tenuto un convegno dal titolo "Dislessia, come affrontarla" . Al convegno, promosso dal Lions di Torino, sono intervenuti esperti del calibro di Stella, Muzio, Shindler nonchè Claudia Cappa, membro dell'AID di Torino, Maria Re, Paola Guglielmino, Concetta Mascalli esperta di DSA per l'Ufficio Scolastico Regionale.




Il convegno, che ha avuto inzio alle ore 9 e si è concluso alle 13, ha visto la partecipazione di numerosi insegnanti e dirigenti di ogni ordine di scuola, genitori, personalità politiche e giornalisti.




Qui di seguito voglio riportarvi alcuni passi del conveno mentre gli estratti inerenti gli interventi degli specialisti saranno pubblicati sul sito del Lions: http://www.lions108ia1.eu/




GIACOMO STELLA


  • La dislessia colpisce il 5%dei bambini


  • L'università ha in progetto una collaboraizione con le diverse direzioni scolastiche al fine di somministrare delle prove atte a verificare quali bambini sono potenzialmente a rischio di DSA.


  • La dislessia è una disabilità specifica dell'apprendimento di natura neurobiologica


  • esistono un apprendimento implicito ed un apprendimento esplicito.Quello implicito riguarda le abilità strumentali; quello esplicito riguarda gli apprendimenti scolastici


  • l'apprendimento è l'incremento dell'efficienza di un atto. Perchè un apprendimento sia efficiente è necessario che ci sia : un elevato grado di precisione; un basso impegno attentivo; una certa velocità d'esecuzione; mantenimento di uno standard di risposta elevata.


  • DISABILITA' DI APPRENDIMENTO: l'incremento di efficienza atteso non si manifesta nonostante la ripetuta esposizione agli stimoli.


  • COMPORTAMENTO OSSERVABILI: l'esperienza non viene accumulata; l'allenamento non sortisce effetti; la prestazione non diviene standard ma si manifesta in modo incostante ed occasionale e richiede uno sforzo attentivo volontario.


  • i bimbi DSA sono quei bimbi che hanno bisogno di uno specialista che insegni loro delle cose. L'insegnante deve dedicarsi a loro.


COSA DICONO LE NEUROSCIENZE PER IL RECUPERO?



  • il sistema ortografico italiano è adatto ad una strategia di tipo assemblativo

  • il metodo che favorisce la scoperta della regolarità tra grafema e fonema è il metodo fonico-sillabico

  • le strategie assemblative consentono di leggere una parola sommando in sequenza delle sillabe LU + CER + TO + LA = LUCERTOLA

  • Il metodo globale non è adatto allo studio della nostra lingua, in particolre per alunni in difficoltà, in quanto impegna troppo la memoria visiva; i francesi lo hanno addirittura vietato per legge.

  • nella scrittura è necessario stabilire la stabilità del carattere: è dannoso presentare i 4 caratteri in prima elementare, soprattutto se contemporaneamente.

  • in prima elementare bisogna dare largo spazio alla scrittura in stampato maiuscolo e introdurre lo stampato minuscolo come strumento di lettura, il corsivo dev'essere introdotto per ultimo.

  • in prima elementare non introdurre contrasti ortografici, ossia suoni che si scrivono in modi diversi

  • non introdurre le doppie

  • non introdurre grafemi multisegnici: i bambini dislessici in prima non sono ancora pronti ad interiorizzare le suddette difficoltà.

PERCHE' LA DISLESSIA RISCONTRA SCETTICISMO?



  • Perchè è una disabilità invisibile in quanto non ha marcatori biologici visibili

  • la dislessia non ha identità sociale fuori dalla scuola, si manifesta solo in determinati contesti

  • esistono ancora molti pregiudizi tra gli insegnanti che stentano a riconoscere l'esistenza della dislessia, pertanto se il bambino non apprende secondo le attese, le motivazioni vengono ricercate o in un basso QI (ritardo mentale) o in una mancanza di motivazione o nei problemi famigliari

COSA DEVE FARE L'INSEGNANTE?



  • deve osservare i comportamenti evidenziando eventuali campanelli d'allarme

  • deve saper insegnare a chi non apprende facilmente

  • l'insegnante è in grado di garantire il cambiamento didattico ed la frequenza quotidiana nell'intervento individualizzato


(CONTINUA....)

ALCUNE STRATEGIE

I bambini DSA , come qualunque altra persona, hanno caratteristiche individuali: c'è chi, comunque, non ha difficoltà ad apprendere una lingua straniera, chi invece non ci riuscirà mai; chi possiede una buona memoria e chi no....E' proprio in base alle peculiarità del singolo che l'insegnante deve modificare ed adattare la sua didattica, come ripetono spesso Stella e molti suoi colleghi "non esiste una ricetta valida per tutti i bimbi dislessici"



Personalmente, partendo dalle indicazione didattiche di base fornite da chi studia i DSA da anni, sto provando strategie diverse con i miei alunni in difficoltà di apprendimento e in base alle loro risposte traggo delle conclusioni personali che però sono valide per quel singolo bambino e potrebbero non esserlo per un altro.



Oggi voglio parlarvi della memoria.



Molti bimbi DSA posseggono una memoria di tipo uditivo/visivo. Imparano velocemente tanto quanto è maggiore la possibilità, per loro, di creare delle immagini mentali e delle associazioni. Lo studio delle tabelline , proprio perchè si basa sulla memorizazione di concetti matematici astratti è spesso ostico pertanto bisogna escogitare delle strategie . Alcuni insegnanti hanno provato ad inserire le tabelline all'interno di filastrocche da far memorizzare in modo che il bambino ricordando la filastrocca sia in grado di ricordare la tabellina. Personalmente ho provato con i miei alunni ed è risultato che chi aveva buona memoria non ha avuto alcuna difficoltà ad interiorizzare poesia, sequenza e operazione ; chi invece presentava deficit nella memorizzazione la fialstrocca è risultata essere un ostacolo in più. A quel punto ho richiesto lo studio solo della sequenza finalizzato, però, non tanto all'uso delle tabelline quanto all'allenamento mnemonico.

Ciò che invece, ho trovato essere utile per uno dei miei alunni è stato l'uso della Tavola Pitagorica come strumento compensativo: l'utilizzo sistematico lo porterà, gradualmente, ad interiorizzare le operazioni.



Altro strumento utile è stato il libro di Bortolato (http://www.camillobortolato.it/) "Imparare le tabelline" Erickson, in cui viene svolto tutto un lavoro atto ad attivare la memoria, in particolare Bortolato usa immagini e parole gancio che suggeriscono la risposta attraverso un accostamento associativo sia da un punto di vista fonico che iconografico.





Un altro sistema escogitato da alcune mamme di bimbi discalculici e non, è quello di far inventare ai bambini stessi rime e filastrocche collegate alla tabellina o al concetto da memorizzare: più la rima è strampala più il bambino riesce a ricordare. Ovviamente questo tipo di operazione dev'essere fatta dal bambino e non preconfezionata dall'adulto, dev'essere il bambino a trovare la strategia più adatta alla sua forma mentis, alla sua struttura mnemonica. Lo stesso sistema è stato utilizzato durante lo studio delle discipline, molti hanno continuato ad adottarlo durante il percorso universitario.



Per quanto concerne lo studio delle poesie, semplici, con rime, ho notato che vengono maggiormente interiorizzate se il bambino ha la possibilità di "giocarci" mettendosi dalla parte dell'insegnante: la maestra (o la mamma) prova a ripetere la poesia a memoria mentre il bambino controlla che venga recitata in modo corretto. Ovviamente ciò richiede una certa abilità di lettura da parte del bambino (pertanto non è detto che questo sistema sia adatto nel caso di dislessici gravi).



Ciò che aiuta la memorizzazione è anche la lettura lenta e scandita da parte di terzi. In tal modo il bambino utilizza le sue energie solo per memorizzare: se invece deve leggere autonomamente, poichè l'abilità della lettura non è automatica, le energie saranno convogliate a decodificare il testo scritto perdendo di vista la comprensione e , di conseguenza, la sua memorizazzione. Poichè non sempre è possibile la presenza costante di un adulto durante lo studio, è possibile usare dei registratori: l'adulto può registrare la poesia da memorizzare e il bambino potrà ascoltarla ripetutamente senza impegnare eccessivamente la mamma o il papà.

venerdì 21 marzo 2008

" DONIAMO UNA FIRMA AFFINCHE' A TUTTI I BAMBINI SIA GARANTITO IL DIRITTO ALLA CONOSCENZA - IL FUTURO LO COSTRUIRANNO LORO!"


Eccovi un'iniziativa molto importante: raccogliere firme per una petizione da presentare al Governo affinchè venga approvata una legge che tuteli i bambini DSA.

Al momento esistono solo due note minesteriali sui DSA ma le note ministeriali sono deboli, vengono spesso disattese, pertanti ci vuole una legge forte che dia delle vere garanzie a chi ha un disturbo specifico di apprendimento.
Ogni governo promette di promulgare una legge a tutela di chi ha un DSA ma ogni volta il tutto viene messo nel cassetto.


Qui di seguito il testo della petizione:


"" FIRMA QUESTA PETIZIONE ON-LINE per sensibilizzare e spronare chi ci GOVERNA circa il tema della DISLESSIA perchè, dopo troppi anni di attesa, possa essere portata a compimento una LEGGE che TUTELI i bambini e i ragazzi dislessici


A: PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PRESIDENTE DELLA CAMERA PRESIDENTE DEL SENATO MINISTRO DELL'ISTRUZIONE MINISTRO DELLA SALUTE


La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere in modo corretto e fluente. Spesso si accompagna a disgrafia (difficoltà a scrivere in modo leggibile e fluente), disortografia (difficoltà a fare proprie le regole ortografiche), discalculia (difficoltà nelle abilità numeriche ed aritmetiche ). Queste difficoltà vengono racchiuse nel termine D.S.A.(disturbi specifici dell'apprendimento) e si manifestano in bambini intelligenti, privi di deficit neurologici e sensoriali che hanno ricevuto adeguate opportunità sociali e relazionali. Oggi questo disturbo, che secondo i calcoli più recenti interessa 3 milioni di italiani di cui circa 480 mila studenti, limita così tanto la loro riuscita scolastica, da farli apparire agli occhi degli insegnanti come svogliati e disattenti, causando spesso loro problemi psicologici, come perdita di autostima, affievolimento della motivazione ad apprendere, ansia, depressione, ecc, costringendoli spesso all'abbandono scolastico. Esistono normative importanti a tal riguardo, D.P.R. 275/99; Legge 53/03; Nota MIUR 4099/A/4 del 5.10.04; Nota MIUR 26/A 4° del 5.01.05; Nota MIUR 1787 del 1.03.05; Nota MIUR 4798/A4a del 27.07.05; O.M. n° 22 del 20.02.2006, MA IN MANCANZA DI UNA LEGGE CHE LE FACCIA RISPETTARE, VENGONO COSTANTEMENTE DISATTESE. RICORDIAMO CHE DA DUE LEGISLATURE E' IN DISCUSSIONE, SENZA ESITO, UNA LEGGE ADEGUATA, PERTANTO VI ESORTIAMO A FARVENE CARICO URGENTEMENTE PERCHÉ I BAMBINI SONO IL NOSTRO FUTURO, NON DIMENTICATELO MAI !!! Grazie ""

FIRMA ANCHE TU

http://www.petitiononline.com/mod_perl/signed.cgi?amicar01

UN CD GRATUITO PER DS E DISLESSIA


Ai seguenti Link potete scaricare dei programmi utili per bimbi dislessici. Il cd gratuito è stato ideato dalla maestra Pulvirenti Antonella, referente per la dislessia del 3° circolo di San Remo.
QUI SI SCARICA
QUI SI PUO' VEDERE DI COSA SI TRATTA
COME USARE IL CD:
Dopo aver scelto una fascia di età, si accede ad un elenco di software"zippati" (compressi in formato .zip); basterà cliccare sul link apposito per copiarli sul PC in uso - in qualunque posizione- ed estrarli successivamente (icona ). ..........Per ogni software si può leggere una recensione, con alcune videate del programma e le istruzioni d'uso. ......consultare la scheda con le note tecniche, che segnala se il programma deve essere installato o è direttamente eseguibile. Gli eventuali file aggiuntivi, necessari per alcuni programmi, saranno anch'essi compressi in formato zip e scaricabili direttamente dal link presente nel documento stesso. Tutti i file aggiuntivi sono contenuti nel CD, ad esclusione dei controlli MS ActiveX, indispensabili per i programmi in cui vi è il personaggio parlante Merlino (per tali controlli, scaricabili gratuitamente dal sito Microsoft, leggere le note tecniche dei singoli software e l'apposito videotutorial). Se vengono segnalati files aggiuntivi, con le relative istruzioni di installazione, questi possono essere copiati con facilità sul PC, cliccando sul link corrispondente. .....Molti software consentono di modificare gli archivi degli esercizi: Personalizzare gli esercizi sulla base delle difficoltà riscontrate può essere determinante per favorire il successo formativo del bambino con DSA.

giovedì 20 marzo 2008

CI INSEGNI A RICONOSCERE LA DISLESSIA?

Alcuni giorni fa una collega mi ha posto questa domanda che è stata, per me, spunto di riflessione su cosa i colleghi, in realtà, si aspettino dal loro referente .

Rileggendo il mio blog mi sono resa conto che ho dato diverse informazioni ma che alla fine ciò che gli isnegnanti cercano e vogliono è qualcosa di estremamente pratico e veloce da "utilizzare" pertanto , in questo post, voglio provare a mettere insieme le informazioni che ho tratto dai vari convegni e corsi creando una specie di vademecum a uso di chiunque si trovi di fronte ad alunni con delle difficoltà di apprendimento...


PRIMA DI TUTTO COME INSEGNANTE DEVO PRENDERE COSCIENZA DI ALCUNI PUNTI FONDAMENTALI:

1: la diagnosi di dislessia e DSA non rientra nelle mie competenze ma spetta agli specialisti.


2: poichè sono un'insegnante sono uno specialista di didattica e pedagogia pertanto devo saper insegnare a chi non apprende spontaneamente (Dal convegno di Torino del 15/03/2008 )


3. come insegnante devo saper osservare i comportamenti al fine di individuare i segnali predittivi di un disturbo

4: devo prendere coscienza del fatto che, in caso di DSA, più è precoce l'intervento abilitativo da parte dei servizi di NPI maggiore sarà il recupero da parte del bambino, pertanto devo essere in grado di escogitare delle stretegie comnunicative atte a far prendere coscienza del problema ai genitori più reticenti.

5: la fretta è sempre una cattiva consigliera e con i bimbi DSA può fare danni davvero seri, quindi devo imparare ad avere obiettivi diversi che vanno oltre la fretta di svolgere tutto il programma ministeriale


COSA DEVO OSSERVARE?


Quando osservo mi pongo delle domande a cui cerco di dare delle risposte:


1: Il bambino ha un deficit sensorile?

SI'? Non è un DSA
NO? potrebbe essere un DSA


2: l'ambiente famigliare è deprivante?
SI? Non è un DSA
NO? potrebbe essere un DSA


3: Ha turbe emotive, psicologiche?
SI? Non è un DSA
NO? Potrebbe essere un DSA



MOLTO PROBABILMENTE SI TRATTA DI DSA SE....


  • il bambino fatica ad automatizzare e interiorizzare abilità che gli altri compagni hanno già raggiunto?



  • il bambino è lento, si stanca e si distrae molto facilmente, manifesta turbe del comportamento, diventa porvocatorio e oppositivo, oppure particolarmnete ansioso e iperattivo



  • fatica a copiare dalla lavagna, vede le lettere muoversi e assumere forme strane

  • durante la lettura inventa parole in sotituzione a quelle presenti nel testo o salta frequantemente le righe

  • legge sillabando in un'età in cui l'automatismo della lettura dovrebbe essere acquisito (dalla classe 2 primaria in poi)



  • assume una postura particolare durante la lettura: sembra sdraiarsi sul testo, contorcersi durante il compito








  • sembra spesso distratto e guardare altrove, in realtà il bambino si sta concentrando. Spesso per mantenere l'attenzione hanno bisogno di fare altro, è il caso dei bimbi che quando spieghiamo disegnano o scrivono: è una strategia per mantenere l'attenzione sulle nostre parole. Di norma quei bimbi sono in grado di ripetere tutto ciò che abbiamo detto

  • presenta difficoltà nell'organizzazione spazio/temporale (non riesce ad orientarsi sul foglio e ad utrilizzarlo in modo armonioso; prende il quaderno al contrario; non sa da dove inizare a scrivere, scrive da destra a sinistra; molte lettere e numeri sono al contrario; la scrittura non rispetta le regole grafiche: tende a salire o a scendere al di fuori degli spazi,le lettere sono irregolari, tremolanti, senza una regola grafica; non sa discriminare la destra dalla sinistra, non sa leggere l'orologio, il calendario, il diario, fatica a memorizzare i mesi, i giorni della settimana)


  • quando aumentano le difficoltà (di norma verso la 3 /4 elementare ) tende a scrivere con caratteri sempre più piccoli, quasi volesse nascondere la scrittura, pertanto la sua grafia diventa intelleggibile.

  • omette spesso le lettere maiuscole

  • predilige e chiede di scrivere nello stampato maiuscolo in cui, di norma è molto più abile e veloce, mentre presenta notevoli difficoltà nel corsivo

  • fatica a riconoscere i diversi caratteri tipografici

  • i maggiori errori di lettura si presentano nella lettura dello stampato minuscolo dove molte lettere differiscono solo per la direzione

  • nella lettura tende a sostituire suoni simili: p/b d/t m/n r/l s/z

  • ha difficoltà nel discriminare e ripordurre ortograficamente corretti suoni difficili da pronunciare: chi/che ghi/ghe gn/gl sci/sce ( al convegno di Torino del 15/03/2008 gli specialistui hanno consigliato di rimandare lo studio di questi suoni alla secoidna elementare per permettere ai bimbi in diffciltà di acquisire meglio la scrittura e la lettura di suoni più semplici)

  • difficoltà nella discriminazione e riproduzione delle doppie

  • difficoltà nell'uso della punteggiatura: spesso manca nei loro testi o è usata in modo improprio



  • difficoltà a usare il vocabolario e a imparare l'ordine alfabetico















  • difficoltà nel memorizzare le tabelline















  • difficoltà nel memorizzare la procedura delle operazioni aritmetiche

  • difficoltà ad imparare termini psecifici delle diverse discipline, ad interiorizzare e usare in modo corretto il lessico nuovo.

  • difficoltà a ricordare le date storiche, gli eventi, gli elementi geografici, lo spazio geografico e i nomi sulle carte.

  • difficoltà a ricordare quando è il proprio compleanno, quando sono le ricorrenze più importanti (Natale , Capodanno...)

Quanto elencato sono semplicemente degli elementi predittivi che debbono alzare il livello di attenzione da parte dell'insegnante. Più caratteristiche sono presenti contemporanemamente maggiori sono le possibilità che il bambino abbia un DSA. Allo stesso tempo non è automatico che le caratteristiche appena elencate siano indice di un disturbo specifico. Le variabili da considerare e di cui tener presente sono molteplici: l'emotività, l'esperienza, gli stimoli, la famiglia, l'ambiente in cui il bambino vive ed è cresciuto, eventuali traumi....


RICORDATE: gli insegnanti devono rispettare i ruoli e le competenze, di conseguenza, non fanno diagnosi, quelle spettano agli specialisti.


Gli insegnanti possono avere dei sospetti derivanti da osservazioni attente e approfondite del comportamento e delle abilità del bambino, pertanto possono decidere di suggerire alla famiglia un consulto specialistico. Quando parlano con i genitori non devono mai accennare alla dislessia e ai DSA perchè essi fanno parte di una diagnosi conseguente alla somministrazione di test specifici.


Gli insegnanti devono parlare delle difficoltà didattiche che ha il bambino senza dare loro un nome. La didattica è di competenza degli insegnanti. (Indicazioni date da M.Bianchi dell'AID di Torino al corso di Chivasso)


domenica 10 febbraio 2008

LA DISLESSIA NEGLI ADULTI

La dislessia poichè è di origine genetica permane per tutta la vita.
L'attenzione da parte della scuola verso i DSA è recente pertanto, attualmente, i dati relativi i DSA riguardano prevalentemente i soggetti in età scolare in quanto è proprio la scuola che si accorge che c'è qualcosa che non va e invia il bambino ai servizi di NPI dove viene sottoposto a tutte le indagini del caso, quindi anche ai test che accertano la presenza o meno di un DSA.
Si pensa che questo disturbo interessi circa il 3% della popolazione scolastica...La dislessia e i disturbi ad essa associata, però, esistono da sempre, pertanto ai numeri consociuti è necessario aggiungere quelli relativi a tutte le persone adulte le quali non hanno potuto usufruire degli specifici test diagnostici. A tale fine il dottor Ghidoni dell'università di Reggio Emilia, ha messoa punto dei test per adulti. Il suo intento è quello di testare più gente possibile al fine di avere un quadro completo della situzione italiana in merito alla dislessia.
Qui di seguito vi riporto alcune informazioni ed indicazioni relative ai test sugli adulti tratte dal forum dislessia

Il servizio di diagnosi avviene presso l'Unità Operativa di Neurologia dell'Arcispedale S Maria Nuova , Reggio Emilia, Viale Risorgimento 80.
Si accede al servizio con una semplice richiesta del medico curante su ricettario del Servizio Sanitario Nazionale; prevede la somministrazione di una batteria di test di lettura e di altre prove che consentono di individuare con sicurezza i casi di dislessia anche se ben compensata. Per informazione e prenotazioni : tel. 0522 296031

(http://www.aiditalia.org/it/dislessia_negli_adulti.html)

I tempi di attesa si aggirano sui 30 giorni circa e la restituzione della diagnosi avviene in giornata oppure per posta .

Sul sito http://www.dislessia.org/forum/viewtopic.php?t=3275 il dottor Ghidoni ha dato una spiegazione dettagliata dell'iniziativa da lui stesso promossa. Ve la riporto qui di seguito:

"LA diagnosi di dislessia non si basa solo su una storia personale di difficoltà scolastiche o di problemi persistenti in alcune attività della vita quotidiana, deve essere confermata dal rendimento nei test specifici. La novità della attività svolta a Reggio E. è che è stata creata una batteria con valori di riferimento raccolti da un campione di adulti , mentre finora i test disponili erano solamente tarati sui bambini o al massimo gli studenti delle superiori. La diagnosi si basa sulla esecuzione di prove che riguardano la lettura ma anche altre funzioni (intelligenza, memoria a breve termine, capacità di attenzione etc.); le prestazioni del soggetto vengono confrontate con i valori di riferimento del gruppo di controllo della stessa età della persona in esame (per es. per un soggetto di 40 anni il controllo è dato da un gruppo di soggetti dai 35 ai 44 anni); i gruppi di controllo sono attualmente formati circa da 15-20 soggetti per ogni classe di età per cui i valori normali di riferimento sono provvisori ma già comunque sufficientemente affidabili per poter dire se le prestazioni di una persona sono nella norma o no. Solamente per le prove di calcolo abbiamo ancora a disposizione solo i valori normali di soggetti della scuola superiore, il che espone al rischio di trovare troppe persone che hanno valori inferiori alla “norma”, dato che il rendimento degli studenti di scuola superiore è comunque mediamente migliore di quello di un trentenne o di un quarantenne. Ma se il rendimento della persona in esame risulta migliore di quello dei controlli, non si pone il problema di un falso negativo. Questi aspetti sono forse troppo tecnici ma necessari per rispondere alle critiche di chi ritiene gli strumenti non affidabili semplicemente perché qualcuno non ha avuto confermata la diagnosi che si aspettava. In base ai criteri diagnostici ufficiali non si può classificare come dislessico chi ha una prestazione in tutte le prove di letture perfettamente normale sia come velocità che come correttezza. Ciò non significa che quella persona non abbia nulla, Il mondo dei disturbi di apprendimento è molto complesso, non esiste solo la dislessia, vi sono disturbi di apprendimento ancora poco conosciuti (per es il disturbo isolato di comprensione, il disturbo semantico-pragmatico, il disturbo visuo-spaziale evolutivo e anche altre situazioni che ancora non conosciamo). Crediamo che l’applicazione di questi nuovi strumenti diagnostici possa aiutare il mondo scientifico a individuare e meglio definire anche queste situazioni a cui ancora nessuno ha dato un nome. Detto questo è comunque vero che tutti gli strumenti diagnostici hanno i loro limiti, la batteria di Reggio Emilia serve principalmente per evidenziare la presenza di dislessia, dato che è il disturbo più frequente , mentre se ci si trova di fronte a un disturbo diverso e più complesso, è necessario eseguire altri test di approfondimento per tentare di arrivare ad una diagnosi. In ogni caso il nostro lavoro è finalizzato a cercare di aiutare le persone a comprendere meglio i propri problemi (e questo a volte può anche contraddire le interpretazioni personali o le autodiagnosi ) e a far emergere il mondo sommerso della dislessia degli adulti. Ve lo dice chi conosce personalmente il problema avendo un figlio dislessico e avendo vissuto tutti i drammi relativi e i problemi conseguenti. Grazie e cordiali saluti Enrico Ghidoni Vice-presidente Associazione Italiana Dislessia AID -Piazza Martiri 1/2 Bologna 051 243358 www.dislessia.it www.aiditalia.org info@dislessia.it ----- Responsabile Laboratorio di Neuropsicologia, Unità di Neurologia, Arcispedale S.Maria Nuova, Reggio Emilia 0522 296031 "

giovedì 3 gennaio 2008

SPORTELLO DISLESSIA A RIVAROLO CANAVESE


Distretto Scolastico 38 Rotary Club Rivarolo Canavese Cuorgnè e Canavese

SPORTELLO DISLESSIA 2008

INCONTRO

Giovedì 17 gennaio 2008

con Dott. I. Vernero e Logopedista A. Renati




Incontri individuali su appuntamento
dalle ore 15.00 alle 18.00
presso i locali del Distretto della Scuola Media “G.Gozzano” di Rivarolo Canavese
Gli insegnanti ed i genitori possono accedere previo appuntamento prenotando presso la Segreteria della Scuola Media “G.Gozzano” di Rivarolo telefonando allo
0124 424706


Progetto modulare di prevenzione, educazione e recupero per problemi di lettura, scrittura e logico-matematica per allievi della materna, elementare e media.