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ALCUNE INFORMAZIONI SU DI ME

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Torino , Italy
Da 13 anni sono referente per la dislessia, da 3 Funzione Strumentale per l'inclusione del mio istituto. Insegno da 26 anni nella scuola primaria. Dal 2019 collaboro con l'associazione O.S.D a.p.s ( Organizzazione a Sostegno dei Disturbi dell'età evolutiva) come referente per il Piemonte e la Valle d'Aosta ( osdpiemonte@gmail.com ) Sono autrice della favola "Lucertolina e Mirtillina" del libro per bambini sui DSA "Abracadabra Lucertolina". Alcune mie favole sono state pubblicate in altri due libri per bambini editi dalla casa editrice Mammeonline; curo il forum D.S.A su un sito per mamme;ho relazionato ad incontri e convegni sui disturbi specifici dell'apprendimento. Ho presentato il libro sui D.S.A, di cui sono coautrice, al Salone del Libro di Torino. Ho conseguito la specializzazione polivalente presso l'Istituto G Toniolo di Torino, con il massimo dei voti.

sabato 24 novembre 2007

L'ESPERIENZA DI UNA FAMIGLIA

Vi riporto la lettera che la famiglia di una bimba dislessica ha scritto agli organi di stampa .


" Cari bambini, cari genitori e cari insegnanti oggi vogliamo raccontarvi la storia di una bambina che ama i libri ma non li vuole leggere. Aisha (usiamo questo nome perché questa è la sua Winx preferita!) ha 8 anni. I problemi di Aisha sono iniziati con l’ingresso in prima elementare. Già dai primi giorni di scuola Aisha non parlava mai di sua volontà di cosa avesse fatto a scuola e anche su richiesta non sapeva rispondere, non ricordava che lettera fosse stata presentata e se avesse qualcosa da fare per i compiti a casa. Da subito è sembrato strano che una bambina giudicata la migliore della sua classe dalle maestre della materna fosse così “strana” riguardo la scuola, non avesse curiosità per imparare, non cercasse di riconoscere le lettere. I dubbi sono aumentati quando abbiamo visto che aveva serie difficoltà a scrivere, si stancava molto facilmente e piangeva. Spessissimo scriveva speculare e non capiva la differenza tra scrivere da sinistra verso destra o viceversa, spesso non sapeva con che mano scrivere. A tutto ciò si aggiunga che Aisha ha uno zio materno dislessico e un cugino di parte paterna dislessico Ai primi colloqui della prima elementare è stato chiesto alle insegnanti se avessero notato qualcosa di strano nell’apprendimento di Aisha, se leggeva correttamente, se avessero notato la scrittura speculare, l’uso di sinonimi nella lettura, la difficoltà di riconoscere in particolare le lettere p b q d, l’incapacità di scrivere correttamente Cagliari (cioè l’incapacità di scrivere il gruppo gli). La risposta è stata unanime “tutto nella norma”! Aisha fa così, ma cambierà, non si può certo parlare di dislessia, altrimenti in classe ci sarebbero anche altri bambini che hanno gli stessi problemi!E’ tutto normale in prima elementare. Le insegnati in blocco hanno iniziato a convincersi che Aisha non avesse difficoltà di apprendimento, ma difficoltà dovute alla famiglia, all’essere la figlia maggiore, alla scarsa considerazione in casa e alla necessità di attirare l’attenzione dei genitori. Questa presa di posizione per noi genitori è stata gravissima, mettere in discussione i nostri rapporti familiari per non accettare una oggettiva difficoltà di Aisha. Siamo comunque andati avanti per la nostra strada e abbiamo fatto fare alla bambina i test per chiarire di quale natura fossero le sue difficoltà. Certo non si è avuta la diagnosi di dislessia per l’età della bambina (6 anni e mezzo quando le sono stati somministrati i primi test), ma sono state individuate diverse aree in cui si è reputato necessario intervenire. La relazione dell’equipe è stata consegnata alle insegnanti, ma non si capisce se sia stata letta! O capita! Ai colloqui finali della prima elementare abbiamo avuto conferma che le maestre non credevano neanche alla relazione medica: una non capiva la necessità di spendere soldi per la terapia, una continuava a ripetere “è per i fratelli, vuole attirare l’attenzione”, un’altra ci ripeteva che Aisha non aveva problemi ma era chiacchierona! In questa occasione siamo venuti a conoscenza di un episodio, mai riferitoci dalla bambina, in cui una maestra ha rimproverato la bambina davanti alla classe e ha addirittura chiesto alla classe “come legge Aisha?” e la classe ha risposto “male!”. Questo è stato il primo anno alla scuola elementare. Una tragedia per noi genitori costretti a scelte difficili sia sul piano lavorativo, sia riguardo gli equilibri familiari in particolare con i fratelli che notavano una particolare attenzione proprio nei confronti di Aisha. Durante tutta l’estate Aisha ha continuato gli incontri (2 volte per settimana) con la psicologa dell’apprendimento che la segue. In seconda elementare sono arrivate due nuove maestre che non sapevano delle difficoltà di Aisha e così sono comparsi per la prima volta voti diversi “benino”, “rifai”, “stai attenta”. A ottobre-novembre 2006 Aisha ha rifatto i test e anche in questo caso tutta la documentazione è stata consegnata alle insegnanti. Ma un’insegnante rimane convinta che è ancora tutto nella norma e che Aisha non aveva bisogno di essere rinforzata da una terapia “ma se la famiglia decide così….”, le maestre nuove dicono di non aver trovato niente di strano (molti bambini sono così ma poi cambiano), non sanno quasi nulla o nulla sulla dislessia e sulle difficoltà di apprendimento, dicono che vogliono collaborare. Ora, tutto ciò farebbe pensare ai presupposti per una collaborazione scuola-famiglia-terapista. Purtroppo non è proprio così. Noi non sappiamo mai cosa succede a scuola, se nostra figlia segue o meno, se ha compiti a casa, se deve studiare, finire un compito, nulla. Faccio un paio di esempi: i quaderni di Aisha per almeno una settimana rimangono puliti, non scrive nulla a scuola, non ha compiti a casa, sul diario non c’è traccia di nulla. Viene il sospetto che qualcosa non vada e quando si va a scuola si scopre che la maestra aveva detto alla bambina di voler parlare con i genitori. Noi abbiamo capito che c’era bisogno di andare a sapere qualcosa, ma per una settimana nessuno ci ha convocato. Ma il suo diario è pulito, nelle pagine dove scrive non si capisce: le parole non sono complete o mancano, a volte non si decifra cosa ha scritto e lei non si ricorda. I nostri rapporti con le maestre sono cordialmente tesi, nel senso che in classe ci sono bambini che a loro giudizio sono più problematici. Non c’è la segnalazione delle sue difficoltà a scuola, dei suoi errori più frequenti per aiutare la terapista a fare un lavoro mirato e che, quando è possibile, vada di pari passo con le attività svolte in classe. Alla fine della seconda elementare Aisha fa nuovamente i test e finalmente, sia per l’età sia per la classe frequentata, è possibile avere una diagnosi di dislessia. Ora Aisha sa di essere dislessica, non le è stato nascosto! Anzi, ora nostra figlia sa per quale motivo ha difficoltà a leggere e scrivere, sa di essere come lo zio e il cugino e ne è fiera! Sa di essere come Walt Disney! Perché vi abbiamo raccontato questa storia? Perché sappiamo che molti bambini sono come Aisha e aspettano solo che qualcuno si accorga che non sono svogliati, pigri o peggio ancora stupidi! I dislessici sono persone che apprendono in modo differente. Sono persone che per un verso hanno un marcia in più, ma per il verso scuola hanno troppe marce in meno. Ai bambini diciamo: coraggio, abbiate la forza di dire quale è la vostra difficoltà… e se non con le parole… con un disegno. Ai genitori diciamo: coraggio, abbiate la forza di sostenere i vostri figli… e se non con le parole… con gli abbracci. Agli insegnanti diciamo: coraggio, usate la vostra posizione nella scuola per comprendere e aiutare chi ha difficoltà di apprendimento… e se non con le parole… con l’affetto. A chi non sa cosa sia la dislessia diciamo: in Italia esiste un’ associazione AID, diffusa su tutto il territorio, cercateli sapranno aiutarvi. Un saluto caloroso a tutti.

Mamma e papi "

domenica 18 novembre 2007

COME PARLARE DI DISLESSIA AI BAMBINI

In una rivista per bambini, nel numero di novembre, è stato pubblicato un articolo a fumetti per spiegare ai più piccoli che cos'è la dislessia.

Con illustrazioni e parole semplici viene raccontato cosa succede al bimbo dislessico quando prova a leggere, oppure perchè mentre gli altri riescono facilmente in certe attività quali il copiare dalla lavagna, l'allacciarsi le scarpe o il discriminare la destra dalla sinistra, lui trova difficoltà.

Nel fumetto vengono sfatati alcuni tra i pregiuzi più comuni, primo fra tutti il fatto di credere che i dislessici sono semplicemente persone pigre!

Personalmente ritengo questo articolo un materiale molto importante in quanto può essere un valido spunto per affrontare l'argomento in quelle classi in cui sono inseriti bambini dislessici che necessitano di un percorso diverso rispetto ai compagni (ad esempio tempi più lunghi nelle attività, esercizi ridotti, interrogazioni programmate, l'uso del pc o della calcolatrice...) affinchè tutti i bambini comprendano che la dislessia è una particolarità personale che ostacola l'apprendimento attraverso la metodologia tradizionale; esattamnte come può esserlo la miopia: un miope se non usa gli occhiali non vede, se non vede è ostacolato nello svolgere compiti che per altri sono banali e normali....

In questo modo, lavorando sulla convivenza civile e sul rispetto dell'altro, si potranno prevenire rischiose discriminazioni e pericolosissimi sensi di colpa.
(Questo è il sito del giornale http://www.ciaoamici.it/home.asp )
Un altro libro molto interessante e utile per affrontare in classe il tema della dislessia è :

"Il mago delle formiche giganti" Ed libri liberi


E' un libro che ho letto a mia figlia durante l'estate, è divertente , diretto e molto scorrevole. Permette al bambino di immedesimarsi nella situazione comprendendone le problematiche in modo chiaro, senza pregiudizi.



venerdì 9 novembre 2007

LE DIFFICOLTA' PSICOLOGICHE DEL BAMBINO DISLESSICO


vi riporto il link da cui effettuare il download della relazione del convegno "le difficoltà psicologiche del bambino dislessico" tenuto nel 2004 presso il MIUR.
Nel documento vengono date indicazioni sugli aspetti comportamentali da osservare e tenere presenti come campanelli d'allarme di una situzione di disagio; inoltre vengono spiegate le conseguenze di un mancato riconoscimento del disturbo, fornendo indicazioni pratiche su come sostenere il bambino che si rende conto di avere delle difficoltà specifiche di apprendimento.

http://www.dislessia.org/portale/downloads/Aspetti%20Psicologici%20Mercuri-Montanari.ppt

domenica 4 novembre 2007

IMPARIAMO A CONOSCERE LA DISLESSIA (PRIMA PARTE)

CHE COS'E' LA DISLESSIA?


La dislessia è un disturbo che ostacola la normale capacità di lettura e scrittura.

La dislessia è un problema di codifica dei segni.

Il dislessico ha difficoltà a riconoscere e capire i grafemi (cioè i segni ), di conseguenza, non riesce ad associarli ai fonemi, cioè per lui è davvero difficile acquisire l'automatismo che permette di associare lo scritto al suono.


Di conseguenza avrà serie difficoltà anche nella scrittura, cioè nella traduzione del fonema in grafema.


L'apprendimento della lettura non è un processo naturale ma deve essere insegnato. I maestri devono insegnare l'apprendimento della lettura adeguando la loro metodologia alle caratteristiche degli alunni che hanno davanti.


Quanto sta facendo la maestra rappresentata qui di fianco è un processo molto difficile per il bimbo dislessico, soprattutto se si tratta di un bimbo che sta imparando a leggere e scrivere!

Inoltre, presentare contemporaneamente lo stampato maiuscolo, minuscolo, corsivo maiuscolo e minuscolo può crare enormi difficoltà al bambino dislessico acutizzando sentimenti negativi quali lo sconforto e l'ansia da prestazione, pertanto il rischio d'insuccesso aumenta drasticamente.

Infatti per i dislessici è molto più semplice leggere e scrivere in stampatello.

Anche il metodo globale, come afferma De Grandis, è stato spesso tacciato come responsabile dei maggiori insuccessi legati alla letto scrittura, quindi, inadeguato per bambini di cui si sospetta un DSA.


QUANDO SI MANIFESTA LA DISLESSIA?


Come abbiamo detto la dislessia è innata ma poichè riguarda la sfera della letto scrittura si manifesta solo quando il bambino impara a leggere e scrivere, cioè al suo ingresso nella scuola primaria.




questo bimbo potrebbe essere dislessico...





lo scopriremo solo quando inizierà la scuola primaria!






COME SI MANIFESTA LA DISLESSIA?
(OVVERO: QUALI SONO I CAMPANELLI CHE CI DEVONO METTERE IN ALLARME)


Il bambino dislessico:


  • non legge in modo fluente

  • inverte lettere e numeri (ad esempio legge "oi" invece di "io")

  • è lento sia nella scrittura spontanea sia in quella sotto dettatura

  • presenta enormi difficoltà nella copiatura dalla lavagna (questo processo per noi banale risulta essere molto complesso per un qualunque bambino)

  • commette di frequente errori ortografici

  • salta parole o intere righe

  • presenta difficoltà di organizzazione spazio temporale (ad esempio nell'uso e nell'organizzazione dello spazio del quaderno)

  • può avere disturbi nella lateralizzazione che si manifestano con un uso scorretto di destra/sinistra: alto/basso, ieri/oggi/domani, collocazione di eventi nel tempo, quindi può avere difficoltà con la lettura e l'orientamento del calendario e delle date

  • la grafia non è armoniosa: le lettere non sono omogenee ma di diverse grandezze

  • presenta difficoltà nella scrittura in corsivo pertanto preferiscono lo stampatello maiuscolo

  • sostituisce grafemi simili: p/b /d /q a/o e/a

  • sostituisce fonemi simili: t/d r/l d/b v/f

  • omette le doppie

  • ha difficoltà nell'uso della punteggiatura

  • non riesce ad usare il vocabolario

  • può avere difficoltà nell'acquisizione di informazioni in sequenza: tabelline, mesi, stagioni, giorni, numeri, stagioni, lettere dell'alfabeto

  • ha difficoltà nell'acquisizione e nell'uso appropriato del lessico (pertanto hanno un lessico povero)

  • ha difficoltà nel memorizzare termini difficili

  • ha difficoltà nel ricordare le date storiche, i termini geografici, i nomi delle carte...

  • presenta difficoltà nell'analisi logica

  • ha difficoltà ad esprimere in modo chiaro, coerente e corretto il proprio pensiero

  • ha serie difficoltà nell'apprendimento delle lingue straniere

  • può presentare disturbi nella coordinazione oculo-motoria che si manifesta in atti semplici quali l'allacciarsi le scarpe, ripassare un disegno, lanciare la palla in un canestro...copiare dalla lavagna

  • ha difficoltà nella comprensione del testo perché la sue attenzione è utilizzata nel processo di decodifica

  • può presentare iperattività e disturbi dell'attenzione

  • può essere disordinato e disorganizzato nelle sue attività

( in questo sito è possibile trovare un elenco dei sintomi: http://www.audiblox2000.com/learning_disabilities/dicd03.htm )

SE I VOSTRI ALUNNI HANNO ALCUNE DELLE CARATTERISTICHE SOPRA ELENCATE E' IL MOMENTO DI PARLARNE CON I GENITORI E CON UN ESPERTO .

IN ITALIA UN BAMBINO OGNI 30 E' DISLESSICO

IL DISLESSICO PUÒ IMPARARE A LEGGERE E SCRIVERE?

Il dislessico acquisisce l'automatismo della letto scrittura ma lo fa in modo diverso rispetto agli altri e con tempi più dilatati .

Una volta imparato a leggere e scrivere permangono (ricordate: un dislessico lo è per tutta la vita) difficoltà legate al testo scritto, all'acquisizione, interiorizzazione e uso di nuovi termini. Difficilmente un dislessico diventerà un amante della lettura nonostante possa amare i libri.

Per lui la lettura richiederà sempre uno sforzo enorme!

Il dislessico dovrà trovare delle strategie che gli permettano di raggiungere gli stessi obiettivi dei compagni; dovrà creare un proprio metodo di studio che lo aiuti a compensare il disturbo.

Molti dislessici, soprattutto se non gravi, riescono a creare autonomamente dei metodi di studio efficaci, altri devono essere aiutati in questo percorso.


COM'E PERCEPITO IL TESTO SCRITTO DA UN DISLESSICO?


accedete al seguente link

http://www.readregular.com/english/dyslexia.html



I dislessici hanno difficoltà nella lettura delle parole scritte in ORIZZONTALE, in quanto non riescono a mantenere stabile la vista sulle parole scritte in quel verso; presentano, invece, minore difficoltà nella lettura di parole scritte in VERTICALE .



Come si spiega tutto ciò?

Pare che l'occhio dei dislessici scorra le lettere in verticale perdendo, quindi, il filo di quelle scritte in orizzontale.




STRATEGIA


Per aiutare un bambino dislessico a "non perdere il filo" durante la lettura, lo si può dotare di un cartoncino che copre il testo da leggere e scopre, via via, una lettera alla volta, in tal modo l'occhio non è distratto dalle altre parole e segue la direzione normale di lettura

CHE COS'E' IL QUOZIENTE INTELLETTIVO?



Il quoziente d'intelligenza o QI è un numero derivato da una serie di test standardizzati. Questi test misurano l'abilità di una persona nell'eseguire un certo numero di compiti ai quali la maggior parte delle persone cresciute in quella società saranno esposte, e quindi misurare la capacità di una persona nell'assimilare e ripetere compiti intellettuali meccanici.

SCALA DEL QI


100 normale


120 sopra la media


140 un genio







QUANDO IL QI E' AL DI SOTTO DELLA NORMA SI PARLA DI RITARDO


Questi i diversi gradi di ritardo mentale:

lieve QI da 50-55 a 70

moderato QI da 35-40 a 50-55


grave QI da 20-25 a 35-40

gravissimo QI inferiore 20-25.


Ritardo mentale lieve

Il ritardo è difficilmente evidenziabile nei primi anni di vita.
Il periodo iniziale in cui si nota il problema è quello dell'inserimento nella frequenza scolastica, quando possono sopraggiungere difficoltà nell'apprendimento.
Fino all'età di circa vent'anni i soggetti affetti dalla patologia necessitano di un sostegno nell'adattamento scolastico e sociale. Possono conseguire un'autonomia sociale e lavorativa ugualmente necessiteranno di aiuto.

Ritardo mentale moderato
Il R.M. medio o moderato ha eziologia organica e gli individui affetti da tale patologia rimangono ad un'età mentale di 6/8 anni. Presentano discrete capacità comunicative e con supervisione possono provvedere alla cura della propria persona e allo svolgimento di lavori semplici. Hanno relativa autonomia nei luoghi familiari e possono discretamente adattarsi alla vita nel contesto sociale, imparando magari a spostarsi senza aiuto impiegando mezzi pubblici (ma solo se precedentemente abituati). Per quanto riguarda l'apprendimento scolastico, comprensione e uso del linguaggio sono lenti e il vocabolario appreso è piuttosto limitato. A scuola, inoltre, viene evidenziato lo sviluppo disarmonico delle discipline (possono per esempio acquisire maggiori competenze in campo matematico che in quello linguistico).

Ritardo mentale grave

Il ritardo mentale grave ha origine organica e l'età mentale dell'individuo si ferma ai 4/6 anni. I livelli del linguaggio sono minimi o assenti, presenta l'olofrase tipica del periodo sensomotorio. Se opportunamente supportato, l'individuo può acquisire una competenza basilare della cura di sé e le capacità di svolgere attività lavorative molto semplici in ambienti protetti e in presenza di personale specializzato. Il beneficio scolastico è limitato dall'insegnamento di materie prescolastiche. Può acquisire capacità per riconoscere parole semplici per i bisogni primari. Sentendosi incapace di far fronte agli eventi, soffre di forme di frustrazione.

Ritardo mentale gravissimo

Il soggetto non è in grado di svolgere le principali funzioni della vita quotidiana. La vita di relazione è per lo più ridotta. Linguaggio per lo più assente o fortemente compromesso con non più di 10/20 parole comprensibili con difficoltà. Necessità di sostegno è pervasiva, occupa tutta la durata della vita e deve essere continua.








sabato 3 novembre 2007

CHE COSA SI CHIEDE AGLI INSEGNANTI: PARTE SECONDA

AGLI INSEGNANTI SI CHIEDE DI CONOSCERE I DSA




Come abbiamo già detto i DSA sono i disturbi specifici di apprendimento pertanto in quell'acronimo vengono raggruppati diversi tipi di difficoltà la cui più frequente è la DISLESSIA.


ATTENZIONE!




Un errore che non bisogna MAI commettere è quello di confondere i DSA con l'handicap.


I DSA non sono un handicap e non sono nemmeno una malattia. I DSA sono un disturbo legato a un diverso modo di apprendere, pertanto, questo disturbo crea dei disagi nei soggetti che presentano un DSA .



RICORDATE:




Dislessici si nasce , non si diventa (a parte casi particolari di cui poi vi parlerò).


Poiché si nasce dislessici, cioè la dislessia è scritta nei cromosomi (non sono rari i casi di famiglie in cui il disturbo è manifesto in più persone. Quest'estate ho conosciuto la mamma di 4 ragazzi, tutti dislessici!) non si può guarire, non esiste una cura che fa sparire la dislessia. Però, come per qualunque altro disturbo cronico, esistono delle strategie che permettono di alleviarlo, di conoscerlo, di affrontarlo nel modo opportuno (vi spiegherò come) ed esiste la prevenzione del disagio che nasce non solo con l'intervento precoce ma, soprattutto con la conoscenza, da parte di scuola e famiglia, del disturbo e delle sue peculiarità.



ATTENZIONE ANCHE A ....



Non confondete i DSA con le DIFFICOLTÀ di apprendimento.



I DSA sono un DISTURBO SPECIFICO dello sviluppo cerebrale che determina difficoltà, più o meno serie, nell'apprendimento delle abilità scolastiche.



Nelle "Difficoltà di apprendimento", invece, si raggruppano tutte quelle difficoltà che uno studente può incontrare durante il suo percorso scolastico, che possono essere determinate da :


  • Fattori esterni quali l'ambiente socio - culturale (un bambino che cresce in un ambiente poco stimolante sarà maggiormente a rischio di insuccesso scolastico rispetto a un bambino che nasce in un ambiente culturalmente stimolante); l'esperienza scolastica pregressa oppure la casualità.



  • Fattori interni quali il carattere, lo stato d'animo, la motivazione e la capacità attentiva.


RICORDATE ...


I bambini con DSA presentano difficoltà nelle abilità di calcolo di lettura e di scrittura, pertanto, rientrano nei DSA:

  • la disgrafia (cioè la difficoltà nell'automatizzazione della scrittura)

  • la disortografia (cioè il disturbo legato al sistema ortografico)

  • la discalculia (cioè il disturbo relativo alle abilità matematiche)

  • disturbo della comprensione del testo (si manifesta con l'incapacità di cogliere il significato del testo)

  • la dislessia (è un disturbo che interessa l'automatizzazione delle procedure di transcodifica dei segni scritti in corrispondenti fonologici)

I soggetti con DSA sono persone :


  • con un QI nella norma
  • senza alcun deficit a livello sensoriale
  • senza deficit di tipo neurologico

Se un bambino presenta un QI inferiore a 80, oppure ha deficit sensoriali o neurologici ha un handicap e non un DSA.


E' IMPORTANTE RENDERSI CONTO CHE....


Gli insegnanti non sono responsabili della manifestazione della dislessia, ma hanno un ruolo fondamentale per identificarla aiutando i bambini con DSA.


Pertanto è importante che gli insegnanti imparino a riconoscere i DSA


Di norma i bambini DSA non manifestano difficoltà di:

  • ragionamento
  • comprensione delle consegne orali

  • comprensione del testo

  • comunicazione sociale

Quindi se avete un alunno che presenta le suddette difficoltà è opportuno approfondire la questione attraverso un'osservazione più attenta!

LA BIBLIOTECA DI RIVAROLO CANAVESE

Prima ancora di occuparmi di dislessia all'interno della scuola, avevo iniziato a farlo per conto mio, così, verso la fine dell'estate, dopo essermi confrontata con altre realtà presenti sul territorio nazionale (famosa è quella di Albairate in provincia di Milano), decisi di proporre al bibliotecario di Rivarolo l'acquisto di alcuni libri riguardanti la dislessia e i DSA.




Riccardo ha accettato di buon grado la mia proposta pertanto a breve la biblioteca sarà fornita di una bibliografia specifica sull'argomento.





Al momento l'unico testo presente è il seguente:







LA DISLESSIA INTERVENTI DELLA SCUOLA E DELLA FAMIGLIA



AUTORE: CHIARA DE GRANDIS



EDITORE: ERIKSON





Se lo cercate e non lo trovate è perché lo sto ancora leggendo! :O)



La stessa bibliografia verrà proposta per la biblioteca della nostra scuola, in tal modo potremo avere più riferimenti ove reperire il materiale specifico all'argomento.

CHE COS'E' L'AID?


ASSOCIAZIONE

ITALIANA

DISLESSIA



L'AID è un'associazione di persone volontarie che in qualche modo hanno a cuore la situazione dei DSA e della dislessia, nasce negli anni 90 e in breve tempo si diffonde sull'intero territorio italiano.



Lo finalità dell'AID sono di:


  • sensibilizzare il mondo professionale, scolastico e l'opinione pubblica sul tema della dislessia;

  • promuovere la ricerca e la formazione nei servizi sanitari e nella scuola;

  • offrire ai dislessici e ai loro familiari un punto di riferimento per ottenere informazioni e aiuto per l'identificazione del problema o per l'approccio riabilitativo e scolastico.

Questo è il sito nazionale dell'AID http://www.dislessia.it/pagine/dislessia_01.htm dove si possono trovare informazioni utili sulla dislessia


Esistono poi diverse sezioni sparse sul territorio a cui è possibile fare riferimento in caso di necessità a questo link si trova l'elenco di tutte le sedi italiane http://www.dislessia.it/sezioni/index.htm


SEZIONE DI TORINO:

Questo è il link della sezione di Torino a cui possiamo fare riferimento http://www.dislessia.it/sezioni/torino.htm


Come potrete vedere sono calendarizzati gli incontri rivolti sia agli insegnanti, sia ai genitori.

Vi consiglio di scaricare il materiale relativo al corso MIUR AID: troverete delle dispense particolarmente esplicative del disturbo, che vi aiuteranno a chiarire molti dubbi in merito alla dislessia.

IL REFERENTE PER LA DISLESSIA: QUESTO SCONOSCIUTO!

Quella del referente per la dislessia è una figura di recente istituzione capace di svolgere un ruolo strategico rispetto a:



richieste di counseling interno alla scuola in cui opera;


programmazione di indagini di screening;




valutazione rispetto alla effettiva necessità di invio ai servizi sanitari;


comunicazioni tra scuola, famiglia, servizi sanitari;


comunicazione tra AID, USR, CSA, MPI e ASL




promozione di azioni di formazione-aggiornamento;







I referenti vengono adeguatamente preparati ai suddetti compiti attraverso la formazione in presenza e online organizzata dal MPI in collaborazione con l'AID.





Al momento la formazione è stata aperta ad alcune regioni, ma gradualmente verrà estesa a tutto il territorio nazionale.

UN AMBIENTE DOVE CRESCERE



Nel web esiste un luogo dove le persone hanno la possibilità di confrontarsi sulle problematiche legate ai DSA, un luogo dove, al di là di ogni convenzione, è possibile stabilire amicizie con medici, logopedisti, insegnanti, genitori, ragazzi che conoscono o iniziano a conoscere i DSA.

consiglio a tutti voi di dare un'occhiata a http://www.dislessia.org/forum

potrete davvero scoprire cose che prima nemmeno immaginavate superando, così, molti pregiudizi


CHE COSA SI CHIEDE AGLI INSEGNANTI?










Agli insegnanti si chiedono principalmente 4 cose:

  1. saper COMUNICARE con la famiglia


  2. sapere COSA SONO i DSA


  3. saper RICONOSCERE i DSA


  4. sapere COME INTERVENIRE di fronte ai DSA


COMUNICARE CON LA FAMIGLIA

La prima tappa del percorso per la riabilitazione del bambino con DSA è la scuola in quanto è il primo luogo in cui viene osservato il processo cognitivo, pertanto la scuola è in grado di cogliere se qualcosa non va.

Poiché non tutti gli insuccessi scolastici sono correlati ai DSA, la scuola deve essere in grado di capire se il bambino sta manifestando un disturbo specifico o se il suo insuccesso dipende da altri fattori legati alla sfera affettiva, emotiva, sociale e intellettiva (ad esempio se si è di fronte a un deficit cognitivo).
Una volta intuito che ci si trova di fronte a un bimbo con DSA è necessario informare tempestivamente la famiglia affinché il bambino venga immediatamente inviato al servizio di NPI locale.
La tempestività è importante per due ragioni:
  1. prima si interviene, prima è possibile un buon recupero: basti pensare che ci sono bimbi dislessici che , riconosciuti nel periodo prescolare, hanno potuto usufruire di interventi mirati in tenera età arrivando alla scuola di base con delle compensazioni che hanno permesso loro di affrontare il percorso scolastico senza particolari difficoltà.


  2. I tempi dei servizi di NPI locali sono biblici a causa della molteplicità dei casi a cui devono far fronte e all'inadeguatezza numerica tra richiesta e personale. Basti pensare che, di norma:
  • tra la richiesta della famiglia e la prima visita del NPI passa un mese

  • tra la visita NPI e l'inquadramento della logopedista ne passano un paio

  • tra l'inquadramento e l'inizio degli interventi passano, nella migliore delle ipotesi, 3 mesi!

Se facciamo la somma dei tempi ci rendiamo conto che corrispondono a più di un quadrimestre scolastico, cioè a 4 mesi in cui il bambino resta in balia del suo disturbo, degli insuccessi scolastici e dell'autostima che ne risente drasticamente!
Considerando che le famiglie che possono permettersi interventi privati sono poche, è necessario che la scuola, per prima, non temporeggi di fronte a un disagio di apprendimento.

Quello della famiglia, però, è spesso lo scoglio peggiore che la scuola deve sormontare in quanto, spesso, da parte dei genitori vengono alzate delle barriere di difesa che celano una non accettazione del problema.

All'interno del nucleo famigliare intervengono dinamiche psicologiche comprensibili che portano, di norma a temporeggiare nella speranza che il bambino migliori.

Secondo anche i più autorevoli studi psicologici, noi madri, generalmente, abbiamo maggiori reticenze nell'accettare le difficoltà e i problemi dei nostri figli, in quanto,a volte anche solo inconsciamente, proviamo un senso di colpa nell' “aver generato un bambino non perfetto”.

A volte questa mancata coscienza del problema è manifestata anche dal padre.

In ogni caso può succedere che, di fronte all'insistenza della scuola, la famiglia dichiari una tacita guerra contro le insegnanti che vengono vissute come “cattive”. L'istituzione scolastica viene percepita come “il nemico” che, chissà per quale oscura ragione, vuole fare del male al bambino evitando di aiutarlo nel suo progresso cognitivo.

Ovviamente l'opposizione da parte della famiglia è un caso estremo ma esiste!




La scuola, pertanto, non deve solo essere empatica comprendendo in primis, lo stato emotivo dei genitori, ma deve riuscire a comunicare nel modo più efficace possibile concordando da subito un patto educativo e d'intervento. La scuola deve sottolineare l'importanza di un intervento logopedico tempestivo, deve elencarne i benefici presenti e futuri legati al recupero del bambino.

Purtroppo in merito alla comunicazione non esistono regole predefinite valide con chiunque e in ogni situazione. La capacità comunicativa in alcuni è innata, altri la devono imparare, ma i risultati dipendono dalla volontà d'interazione e collaborazione di entrambe le parti in gioco.

In merito voglio riportarvi la mia esperienza.

Anni fa nella mia classe erano inseriti due alunni con DSA: mentre la famiglia di uno decise da subito di instaurare un dialogo proficuo con la scuola, accettando i problemi del figlio, divenendone consapevole e condividendone tutti gli interventi proposti; l'altra rifiutava le difficoltà del bambino (non abbiamo mai capito se ne era consapevole o meno) interpretando nel modo sbagliato i suggerimenti della scuola e ostacolandone ogni tipo di intervento e collaborazione.
La mancata accettazione, quindi, minò il dialogo tra le parti in quanto il problema veniva vissuto e visto da angolazioni differenti: per la famiglia l'insuccesso scolastico derivava da fattori esterni al bambino (dal gruppo sociale in cui era inserito; da disturbi fisici, emotivi e relazionali); per noi insegnanti da un disturbo specifico dell'apprendimento che non poteva essere risolto somministrando un'aspirina o una vitamina .


Purtroppo la famiglia rimase ferma sulle sue convinzioni.



Come vedete le due famiglie facevano parte di uno stesso contesto scolastico, interagivano con le stesse persone, gli insegnanti erano gli stessi e si ponevano nello stesso modo con entrambi i nuclei mettendo in atto uguali strategie comunicative, eppure le risposte sono state l'una l'opposta dell'altra!

Purtroppo allo stato attuale delle cose se manca la collaborazione della famiglia la scuola non può fare molto: è la famiglia che deve segnalare il bambino ai servizi locali di NPI; è la famiglia che accetta o rifiuta eventuali interventi tra cui l'insegnante di sostegno; ed è sempre la famiglia che acconsente al rimando tra il servizio di NPI e la scuola. Se la famiglia si oppone la scuola non può fare molto!

I messaggi che la scuola deve passare ai genitori sono essenzialmente tre:
  1. i disturbi specifici di apprendimento indicano che il bambino ha un QI nella norma ma apprende in modo diverso rispetto agli altri bambini. Il fatto che il bambino DSA non ha deficit intellettivi rassicura molto la famiglia.

  2. La richiesta di un intervento specializzato non sta ad indicare che “il bambino è stupido” bensì che ha un disturbo che dev'essere trattato in modo adeguato e specifico: la terapia logopedica permette di creare quelle compensazioni che permetteranno di raggiungere, in ambito scolastico, traguardi ragguardevoli.

  3. Prima si interviene meglio è. La famiglia deve capire che prima si interviene meno il bambino va incontro a degli insuccessi che possono seriamente minare anche la sfera psicologica, prima fra tutte l'autostima.

Sul territorio esistono tantissime famiglie collaborative, aperte al dialogo, molto informate in merito ai DSA; famiglie che accettano il disturbo specifico del figlio ( a volte dei figli), e accettano gli interventi atti ad aiutare il bambino (molto spesso sono le prime a sperimentare nuove strategie) . Queste famiglie, a volte, lamentano una scarsa attenzione al problema dei DSA da parte della scuola.


Personalmente credo che la collaborazione e l'ascolto reciproco debbano essere sempre tra gli obiettivi principali delle istituzioni che si occupano della crescita del bambino al fine di garantirne il benessere sul piano fisico, cognitivo ed emotivo.



venerdì 2 novembre 2007

DISLESSICI FAMOSI E ALCUNE CONSIDERAZIONI PERSONALI

Per superare certi pregiudizi legati ai DSA e alla dislessia leggete l'elenco che segue:

Carlo XVI - attuale Re di Svezia
Carlo Magno
Cher (Cantante)
Muhammad Ali (alias Cassius Clay) (pugile)
Harry Bellafonte (cantante)
Napoleone Bonaparte
Hans Christian Andersen (Scrittore)
Winston Churchill
Tom Cruise (Attore)
Leonardo da Vinci (probabilmente)
Albert Einstein (Scienziato)
Walter Elias Disney (Walt Disney)
Henry Ford (Imprenditore)
Galileo Galilei
Whoopi Goldberg
Anthony Hopkins
John F. Kennedy
William Lear (inventore)
Isaac Newton (Fisico)
George Patton (Generale)
Nelson Rockfeller (Imprenditore)
Lee Ryan (cantante)
Quentin Tarantino (Regista)
George Washington (Primo presidente degli Stati Uniti)
W.B. Yeats (Poeta, premio Nobel per la letteratura nel 1923)


Le persone elencate hanno tutte un QI nella norma o addirittura superiore, questo significa che i dislessici non hanno un ritardo cognitivo ma , semplicemente, possiedono un modo diverso di apprendere rispetto a quelli che sono i canoni della maggior parte delle persone.

Molti di voi, leggendo l'elenco, si staranno chiedendo com'è stato possibile stabilire che alcuni personaggi vissuti in passato, quando certi disturbi non avevano ancora un nome specifico, erano dislessici.

Gli studi sono stati condotti sui manoscritti arrivati sino ai giorni nostri e su alcune caratteristiche personali e comportamentali che hanno caratterizzato la loro vita.
I dislessici riescono a sopperire alle loro difficoltà attraverso la valorizzazione dei loro talenti.

Ricordo che a un recente convegno sulla dislessia, un liceale raccontò di come gli fosse difficile mantenere a lungo l'attenzione sulla lezione scolastica in quanto la sua fantasia prendeva il sopravvento. Invece di ostacolare la sua fantasia ne ha fatto un punto di forza, cioè l'ha riconosciuta come potenzialità da cui partire. Infatti, quel ragazzo ha iniziato a mettere nero su bianco i viaggi fantastici che faceva durante le ore di scuola....Chissà, magari tra qualche anno diventerà uno scrittore famoso!
Credo che la stessa cosa sia accaduta secoli fa ad Andersen grazie al quale la letteratura per l'infanzia è stata arricchita da molte fiabe che hanno caratterizzato la nostra fanciullezza.

Non solo....ricordo il profilo della scuola dell'infanzia di una mia alunna in cui si sottolineava quanto la bambina fosse dotata di una fervida fantasia che spesso la esulava dalla realtà. Quella bimba è stata riconosciuta dislessica!

Ciò non significa che tutte le persone dotate di grande fantasia sono dislessiche, ma la fantasia e la creatività sembrano essere una caratteristica comune a molti dislessici

CONVEGNO SULLA DISLESSIA

Vi invito a partecipare al
Convegno sulla dislessia "LA FATICA DI STUDIARE: il ruolo della scuola e della famiglia.
24 novembre 2007
presso il Teatro Cinema di Pietra Ligure
Il convegno è stato organizzato da Alessandra Chiaretta, una collega di scuola primaria ( nonchè referente DSA per il Circolo Didattico di Pietra Ligure) che ho avuto occasione di conoscere durante un incontro tra persone che si occupano di DSA

CHE COSA SONO I D.S.A ?

Con l'acronimo D.S.A si indicano i Disturbi Specifici di Apprendimento che raggruppano diverse difficoltà legate alla capacità di lettura, di scrittura, di calcolo, di comprensione.
Il termine "disturbo specifico" sta ad indicare che chi presenta un DSA apprende in modo diverso rispetto agli altri, percorre tappe diverse in tempi e modi differenti.
I dislessici, ad esempio, non riescono a consolidare l'automatismo della letto scrittura presente, invece, nei bambini non dislessici i quali apprendono a leggere seguendo delle tappe: dapprima lo fanno in modo non automatico, per poi passare all'automatismo vero e proprio.

Si inizia a parlare di disturbi specifici di apprendimento e in particolare di dislessia, solo verso la fine del 1800 e lo si fa in termini puramente medici. Bisogna aspettare il 1917 per avere il primo vero trattato sulla dislessia; per anni il problema è stato affrontato solo dal punto di vista medico, all'inizio i pazienti venivano sottoposti a visita oculistica in quanto si credeva che il disturbo dipendesse da un deficit di tipo visivo .Questa impostazione è andata avanti sino agli anni 80, infatti risale al 1983 il metodo Irle secondo cui i dislessici traevano beneficio dall'uso di occhiali con lenti colorate.

Con l'evoluzione scientifica si è arrivati a capire che il principale imputato nelle difficoltà di apprendimento, quindi nelle dislessia, è il cervello. I progressi scientifici resi possibili anche da nuove tecnologie quali PET , TAC, FMRI hanno permesso di capire come la dislessia sia legata al mal funzionamento di determinate aree cerebrali e come le cause siano da ricercarsi nella genetica: studi recenti hanno individuato i geni responsabili della dislessia, rendendo possibile l' individuazione di bimbi dislessici sin dalla nascita

L'attenzione ai disturbi di apprendimento da un punto di vista scolastico è recente ma nonostante ciò sono stati fatti passi da gigante per garantire pari opportunità di apprendimento a questi bambini.


La strada da percorrere è ancora molto lunga perché se da un lato ci sono famiglie costituite in associazioni che portano avanti la loro battaglia per il riconoscimento dei diritti dei propri figli, famiglie che si auto formano e divulgano le loro conoscenze affinché la dislessia e i DSA ad essa correlati diventino di dominio pubblico, dall'altro esistono genitori che hanno un certa reticenza nell'accettare le difficoltà dei propri bambini, ostacolando o addirittura rifiutando il lavoro di insegnanti e specialisti del settore.

Allo stesso modo ci sono insegnanti che, trovandosi di fronte a bimbi con difficoltà specifiche di apprendimento, si formano e informano al fine di trovare le migliori strategie atte a potenziare le capacità e il diverso modo di apprendimento di questi alunni. Esistono, però, insegnanti ancorati ai pregiudizi che bollando come svogliati, distratti e intelletivamente deprivai coloro che palesano lentezze e incapacità nell' apprendimento.




Ciò che oggi si rende veramente necessario è diffondere il più possibile l'informazione tra famiglie e docenti affinché la dislessia e i disturbi di apprendimento diventino una realtà che non fa più paura, una realtà da affrontare nel modo giusto con gli strumenti adeguati, pertanto è necessario che ciascuno di noi, insegnante e/o genitore prenda coscienza del fatto che c'è ancora molto da imparare sui DSA ma lo si può fare solo instaurando un buon dialogo e una collaborazione continuativa con chi è maggiormente esperto in materia.

(per un maggiore approfondimento: http://eprints.unife.it/annali/lettere/2006vol2/lacaita.pdf )

INIZIO

Ciao a tutti,

per chi non mi conosce sono un'insegnante di scuola primaria che da quest'anno si occupa di dislessia come referente del proprio circolo didattico (Rivarolo Canavese)

L'idea del blog è scaturita dall'intenzione di creare un luogo virtuale dove mettere a disposizione di tutti (insegnanti, genitori, alunni...) uno spazio in cui parlare di D.S.A scambiandoci materiale, opinioni e critiche costruttive sull'argomento, senza mancare di soffermarsi sull'aspetto emotivo che interessa chiunque si trovi ad affrontare questo tipo di tematica.

Le mie conoscenze sono in perenne evoluzione in quanto scaturiscono sia dal costante confronto con persone che si occupano più o meno direttamente di DSA, sia dall'autoformazione che dalla formazione offerta dal territorio.


Personalmente ho avuto un approccio più consapevole ai DSA da poco più di un anno, ossia da quando mi sono ritrovata ad affrontare realtà di apprendimento particolari da parte di alcuni miei alunni. Da un giorno all'altro, grazie all'uso di internet, sono stata catapultata in un mondo che, lo ammetto in tutta onestà, sino ad allora conoscevo solo superficialmente. All'inizio di questo percorso personale mi sono sentita un po' come Alice nel paese delle meraviglie: dapprima molto disorientata e impacciata ma poi, sempre più sicura e desiderosa di fare mia quella realtà .

Lo scoprire che determinati comportamenti cognitivi avevano un nome e che questo nome conduceva a delle soluzioni mi ha riempita di entusiasmo tanto da sentire l'esigenza di voler "diffondere il virus della conoscenza " (per citare le parole di un collega) legata ai D.S.A affinché molti bambini non debbano più soffrire dei loro insuccessi, con loro molti insegnanti e genitori.

Il percorso, il mio percorso, è appena all'inizio, le cose da imparare sono ancora molte ma voglio farlo con chi, leggendo questo blog decide di fermarsi appoggiandomi e sostenendomi in questa impresa, affinché il confronto e lo scambio del sapere possano divenire strumenti di crescita per tutti.

COSA TROVERETE SUL BLOG

In questo spazio potrete trovare articoli inerenti la dislessia e i DSA con link a cui collegarsi per approfondire l'argomento ; elenchi di siti da cui scaricare materiale utile per la didattica che potrete utilizzare anche coi vostri bambini; estratti dei convegni e dei corsi di aggiornamento a cui avrò occasione di partecipare; biografie e bibliografie di autori che trattano la tematica dei DSA .

COSA POTRETE FARE SUL BLOG

Il blog è a vostra disposizione per inserire link o postare articoli sui DSA. Potrete scrivere commenti, risposte ai vari articoli pubblicati e porre domande in modo da creare uno scambio di idee costruttivo.

CHI PUÒ PARTECIPARE AL BLOG

Il blog è aperto a chiunque voglia partecipare alla discussione e allo scambio. Lo spazio non è riservato solo agli insegnanti del nostro circolo ma a tutti coloro che navigando in internet decideranno di fermarsi portando il loro contributo

OBIETTIVI DI QUESTO BLOG

L'obiettivo è quello di creare uno spazio interattivo in cui reperire materiale di vario genere inerente i disturbi specifici dell'apprendimento al fine di trovare aiuti concreti per fronteggiare nel migliore dei modi il problema aiutando i nostri bambini.