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ALCUNE INFORMAZIONI SU DI ME

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Torino , Italy
Da 13 anni sono referente per la dislessia, da 3 Funzione Strumentale per l'inclusione del mio istituto. Insegno da 26 anni nella scuola primaria. Dal 2019 collaboro con l'associazione O.S.D a.p.s ( Organizzazione a Sostegno dei Disturbi dell'età evolutiva) come referente per il Piemonte e la Valle d'Aosta ( osdpiemonte@gmail.com ) Sono autrice della favola "Lucertolina e Mirtillina" del libro per bambini sui DSA "Abracadabra Lucertolina". Alcune mie favole sono state pubblicate in altri due libri per bambini editi dalla casa editrice Mammeonline; curo il forum D.S.A su un sito per mamme;ho relazionato ad incontri e convegni sui disturbi specifici dell'apprendimento. Ho presentato il libro sui D.S.A, di cui sono coautrice, al Salone del Libro di Torino. Ho conseguito la specializzazione polivalente presso l'Istituto G Toniolo di Torino, con il massimo dei voti.

mercoledì 22 giugno 2011

OSSERVAZIONI E OBIEZIONI DEGLI INSEGNANTI

Ieri si è tenuta una conferenza d'istituto sul tema del curricolo, all'interno della quale è stato dato spazio anche ai disturbi specifici dell'apprendimento e ai bisogni educativi specili. Al termine dell'incontro c'è stato un momento di confronto e riflessione durante il quale gli uditori hanno potuto esprimere i loro dubbi, le loro perplessità e dare suggerimenti in merito a quanto trattato.
Qui riporterò quanto emerso relativamente ai DSA.
Farò un semplice elenco lasciando a voi lettori eventuali risposte, o ulteriori perplessità, ricordandovi che la critica costruttiva serve a far riflettere non solo chi lavora a stretto contatto coi bambini ma anche gli esperti che conducono gli studi su queste problematiche.
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  1. in questi ultimi anni ho notato che c'è un aumento incredibile di casi classificati come EES e lì c'è di tutto. Sta davvero diventando molto difficile gestire situazioni tanto differenti tra loro perchè in una classe di 26 spesso si hanno bambini dsa, borderline, disprassici e ciò che è peggio, molte volte queste difficoltà sono accompagnate da disturbi caratteriali e del comportamento che rendono davvero difficle la gestione della didattica e dell'intero gruppo classe, soprattutto da quando lo Stato ha effettutato i tagli togliendo risorse alla scuola che erano davvero un'opportunità formativa ed educativa per i bambini in difficoltà

  2. perchè si sta verificando un aumento esponenziale dei casi problematici? Ho il sospetto che si metta tutto in un grande e unico calderone. Basta una difficoltà e il bambino viene immediatamente "catalogato"

  3. ci viene richiesta una didattica flessibile, ci viene ripetuto che dobbiamo modificare il nostro modo d'insegnare e di abbandonare il vecchio stile d'insegnamento. Mi spiegate cosa intendete per "vecchio stile d'insegnamento?" 20/30 anni fa insegnavamo già per classi aperte, per gruppi, per laboratori. Oggi tutto questo non è più possibile. Subiamo sempre più tagli e stiamo zitti, coriacei andiamo avanti dicendo che dobbiamo modificare il nostro modo di fare scuola, senza renderci conto che mancando le risorse umane e strumentali non possiamo più fare ciò che si faceva un tempo, non possiamo più garantire una buona didattica, non si riesce più ad essere flessibili. Oggi ci preoccupiamo di compilare cartaccia su cartaccia (PEP? ndr) perdendo il senso del vero problema

  4. ci hai parlato dell'uso degli strumenti compensativi per tutti , della semplificazione dei testi e del lessico ma se propongo tutto questo all'intero gruppo classe ne abbasso il livello impoverendo e danneggiando i più bravi. Finisco con l'appiattire il gruppo abbassando notevolmente il livello di tutti.

  5. l'incontro che abbiamo avuto con la grafologa mi ha mandata letteralmente in crisi, sono disorientata e non so più davvero nè chi ascoltare nè cosa fare. Quanto suggerito è in netta contrapposizione con quello che ci ripetono costantemente sia gli specialisti che seguono i nostri bambini che quelli che scrivono libri o tengono corsi sui DSA. A me è sempre stato detto che in prima elementare bisogna partire con lo stampatello maiuscolo passando al corsivo il più tardi possibile, la grafologa ha detto esattamente il contrario bandendo completamente lo script e distinguendo il carattere per la lettura (stampatello) da quello della scrittura (corsivo)...Non solo, molto spesso gli stessi specialisti dell'asl o dei centri privati danno indicazioni contrastanti tra loro, quindi non so più cosa fare e mi ritrovo completamente disorientata.

  6. poichè ognuno di noi ha in classe casi che rientrano nei EES e ogni anno ce ne sono sempre di più perchè non valutiamo la possibilità di creare un gruppo di lavoro in cui gli insegnanti che ne sentono il bisogno possono confrontarsi per trovare soluzioni comuni e per costruire strumenti da mettere a disposizione di tutti? Io ne sento il bisogno

  7. visto che questi casi sono in aumento è necessaria la precocità d'intervento e di valutazione del caso al fine di poter mettere in atto da subito una didattica e una metodologie adeguate, ma ciò come è possibile se per una prima valutazione all'ASL (unico organo che con la legge 170 può rilasciare diagnosi...) il bambino deve aspettare , come minimo, 18 mesi? Cosa faccio nel frattempo?

9 commenti:

  1. Ciao...piacere di conoscerti...mi piacerebbe chiederti alcuni consigli riguardo la dislessia e non so se è possibile inviarti un messaggio privato. Grazie della tua attenzione, mi sono aggiunta tra i blog così puoi sapere qualcosa di me...a presto! Tamyca :)

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  2. Mi rifaccio al punto 5.
    Sulla base della mia esperienza con mia figlia (che presenta vari problemi tra cui deficit visuo-spaziale), l'uso dello stampatello maiuscolo è più complesso che il corsivo.
    Mia figlia se scrive in stampatello Maiuscolo scrive tutto attaccato, mentre in corsivo le parole sono ben distinte.

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  3. Personalmente credo che le teorie vadano adattate alle singole situazioni. Comunque , da quando abbiamo avuto l'incontro con la grafologa ci ha spiegato che l'uso dello stampatello e' piu' difficile perchè per scrivere le singole lettere bisogna staccare la matita dal foglio e il tratto non è legato e consecutivo ho prestato più attenzione alla mia scrittura. Da anni tendo a scrivere soprattutto in stamaptello affinchè la grafia sia più leggibile per i bambini ed, effettivamente, mi sono resa conto che la fatica è maggiore. Particolare, questo, su cui non avevo mai riflettuto e mai avevo fatto caso.
    Però, torno a chiedermi perchè nei corsi sui DSA ci hanno sempre spiegato l'opposto!
    Cristiana Zucca

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  4. TAMYCA: chiedi pure qui
    Cristiana

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  5. Cristiana, probabilmente il suggerimento, da parte degli esperti, di permettere ai dsa di usare lo stampato viene da un'osservazione "sul campo"
    Oserei dire, allacciandomi a quello che ha spiegato la grafologa, che l'uso dello stampato è più "lento" non più "difficile"

    Ad un esperto in dsa già questa differenza fa aprire una porticina per permettere la comprensione del motivo dell'uso dello stampato.i

    La "lentezza" che noi non dsa stigmatizziamo, per loro è risorsa.

    Impiegare qualche nanosecondo in più, anche in questo caso, permette loro di ricostruire il percorso non automatizzato della memorizzazione della lettera e di superare, quindi, la difficoltà di scrittura.

    Andando poi alla decodifica necessaria all'atto della lettura, la conseguenza dell'incerta grafia corsiva porta ad una impossibilità quasi totale di riconoscere il segno grafico, in quanto modificato dalla personalità del redattore. Lo scritto corsivo tutto attaccato impone un lavoro immane di interpretazione che scoraggerebbe un "certosino" figuriamoci un soggetto con limitate risorse attentive.

    Anche questo discorso dovrebbe essere affrontato dal grafologo in modo consapevole.
    Ciò che vale per molti, non necessariamente vale per tutti

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  6. IRENE: quenato dici è molto logico.
    Una domanda che è sorta è la seguente: se i DSA si manifestano a scuola rpimaria iniziata come faccio a sapere qual è il metodo di scrittura migliore da adottare all'inizio della classe 1°? Corsivo o stampatello? Le teorie illustrate dalle grafologhe hanno dei fondamenti scientifici (vedi la funzione cerebrale del pallido...) che posso benissimo condividere e su cui basare la mia metodologia. Dall'altra però, ci sono le teorie di chi tratta i DSA da anni e che, ovunque,consiglia metodologie opposte. E' vero che le metodologie suggerite per i DSA vanno bene e possono essere prioritari rispetto a quelle suggerite da chi tratta solo la disgrafia pura, cioè senza comorbidità, ma in prima come faccio a sapere quanti bambini DSA ci sono nella mia classe e quanti disgrafici puri? Pertanto, come faccio a sapere qual è il metodo migliore?
    Chi tratta i DSA conosce o dovrebbe conoscere le teorie dei grafolici e riabilitatori della scrittura, dovrebbe sapere quali i fondamenti della looro teoria, quindi, durante i corsi, dovrebbero fare un distingue, dare suggerimenti chiari e argomentare il perchè una scelta è migliore rispetto ad un'altra. E' questa l'obiezione principale che stanno facendo le persone che hanno seguito sia un argomento che l'altro.
    Comunque il discorso lentezza è ampiamente riconosciuto e preso in considerazione da chi lavora con i disgrafici. Infatti la concessione di più tempo è la prima cosa che viene consigliata agli insegnanti di ragazzi che stanno affrontando il percorso riabilitativo

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  7. Cristiana, lo sai, sono incompetente per cui prendi le mie parole come un contributo a questo "brainstorming" da parte di una mamma e nient'altro.
    Non si può lavorare sulle teorie, che devono senz'altro essere prodotte dagli esperti al fine di allargare la conoscenza di chi si troverà poi ad applicarle, ma che devono necessariamente essere ritenute teorie.
    Da dimostrare in pratica.

    Dovrebbe essere riconosciuto (e non lo è) che ciascun individuo è diverso da un altro, anche i dsa, quindi quello che va bene per uno può essere faticosissimo o impossibile per un altro.

    In prima elementare perchè non tornare a partire per tutti con le stanghette?
    Pagine di segni grafici prima separati tra loro
    poi con gli occhielli, sempre separati
    poi con l'esercitazione sui trattini di collegamento. Fino a Natale?
    Poi la prova:
    corsivo e stampato
    Poi la scelta da parte dell'alunno:
    qual'è il metodo con cui mi trovo meglio?
    quello adotterò

    Perchè un'espressione dell'io così personale come la grafia deve essere imposta dall'esterno?

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  8. lo stampato maiuscolo aiuta lo spelling della parola, oltre ad essere costituito da segni grafici orizzontali, verticali, obbliqui e forme chiuse che sono percepite e distinte completamente, a livello cerebrale, intorno ai cinque anni.
    le forme grafiche poste nello spazio un pò lontane sono percepite meglio che se sono attaccate come nel corsivo.
    quando si scrive una parola in corsivo, per un bambino, è difficile percepire dove finisce una lettera e ne comincia un'altra, perciò la grafologa faccia le sue brave interpretazioni psicologiche e lasci ai tecnici l'intervento sulla disgrafia!

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  9. Ti ringrazio tantissimo per il commento e la spiagazione :O), finalmente qualcuno che sa dare una spiagazione logica e concreta ai miei interrogativi!

    La disgrafia fa parte dei DSA ed esistono "tecnici" che si occupano della riabilitazione della scrittura (i rieducatori del tratto grafico) intervenendo, appunto, sulle disgrafie. Questi tecnici suggeriscono,a gran voce, l'uso del corsivo dando motivazioni non tanto di carattere psicologico (quello rientra più nella sfera dei grafologi) quando scientifico! La confusione si crea nel momento in cui i tecnici di ogni singolo settore illustrano le proprie teorie e motivazioni e noi insegnanti non sappiamo più che pesci prendere!

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